Vite che si sciolgono nell’oscurità. ‘Berta Isla’ di Javier Marìas, editore Einaudi
Berta Isla è un nome di donna, una parentesi aperta e mai più richiusa, una speranza di normalità inseguita con ostinazione.
Berta Isla possiamo immaginarla con le fattezze della bella donna ritratta in copertina. Fuma appoggiata ad una ringhiera e il fumo le nasconde parte del volto. L’immagine svela subito gli elementi fondanti della narrazione – sebbene il lettore non sia ancora in grado di coglierli e decifrarli – e li racchiude in quello sguardo assorto, nella miriade di punti interrogativi che hanno riempito i giorni di una vita sospesa tra l’ansia di sapere e il bisogno di ignorare ciò che potrebbe sconvolgere certezze caparbiamente edificate. E’ solo un richiamo seduttivo che ancora non oltrepassa quello puramente estetico, mentre alla fine si tornerà a fissare quello sguardo con complice amarezza.
Con Berta Isla, ponderoso e bellissimo romanzo pubblicato da Einaudi, lo spagnolo Javier Marìas, che già in Italia era stato apprezzato per il pregevole ma non esaltante Domani nella battaglia pensa a me, raggiunge livelli di scavo psicologico, al maschile e al femminile con identica intensità (cosa non facile o almeno non a tali altezze), che inchiodano il lettore alle pagine con il desiderio rabbioso di rivelare ai due protagonisti, Berta e Tom, ciò che uno non sa dell’altro e viceversa.
Berta e Tom si sono innamorati quasi bambini, in quello sbocciare dell’adolescenza che rende l’amore assoluto e immortale, privo di incrinature, ottuso e irragionevole. Si promettono l’un l’altra senza riserve, in una Spagna su cui incombono le milizie franchiste ma nella quale si accendono le prime fiamme della ribellione, nel mitico 1969 in cui le mode che percorrevano i giovani e l’Europa erano sostanzialmente riconducibili alla politica e al sesso. Studiano in luoghi diversi, Madrid lei e Oxford lui, coltivano grandi ambizioni e possiedono una visione precisa del loro futuro insieme che la lontananza non può intaccare, nemmeno quando concedono le loro rispettive verginità a compagni occasionali. Si amano certo, ma si rispettano sessualmente, come è giusto che sia in una giovane coppia di fidanzati della buona borghesia. Ancora non sanno che la distanza sarebbe stata “la cifra di gran parte della loro vita insieme…insieme ma dandosi le spalle”.
Tom ha una spettacolare capacità di assimilare le lingue straniere e di riprodurre accenti e cadenze dialettali, una dote istrionica che, oltre a provocare il divertimento collettivo degli amici, susciterà l’interesse dei suoi docenti e dei servizi segreti della Corona inglese. Un giovane così non può essere sprecato all’interno dell’ambasciata, un giovane così deve essere reclutato nonostante il suo rifiuto, anche a costo della più abietta menzogna e del più sporco inganno.
Ci sono vite che sembrano destinate al silenzio e quella di un agente segreto, in modo particolare, deve restare oscura a chiunque, anche alla moglie e ai figli. Il grande segno che questi “eletti” devono lasciare nella storia dell’umanità, dietro le quinte di guerre – suscitate, deviate, impedite – o di fondamentali acquisizioni di segreti di stato, deve riempirli di un orgoglio che non potrà mai valicare i confini del proprio Io, che non potrà mai essere raccontato e condiviso. I reclutatori sanno quali corde toccare per gonfiare e saturare l’autostima sino a renderla presunzione, come trasformare l’abiezione in eroismo di cui godere in solitudine in una sorta di onanistico titanismo. Solo autori talentuosi sono in grado di affidare magistralmente la voce narrante ad entrambi i personaggi e di intervenire direttamente come narratore esterno quando il racconto deve superare la soggettività delle focalizzazioni interne. Solo grandi maestri della scrittura sanno scavare dentro gli esseri umani e i loro misteri, mantenendo in ombra ciò che non può essere detto e immergendosi in quell’oscurità per rivelare come essa possa vestire i panni del quotidiano, come possa essere plausibile muoversi nel buio con la disinvoltura dei ciechi, che della luce possono fare a meno perché l’oscurità è la loro condizione naturale e non sanno nemmeno immaginarne una diversa.
La moltiplicazione della propria identità diverrà lo status naturale di Tom, l’attesa e la rinuncia ad una parte cospicua della vita del marito sarà quello di Berta.
Ma come può una donna continuare ad amare incondizionatamente un uomo che vive ingannando persone delle quali estorce la fiducia se non addirittura l’amore, che probabilmente ha ucciso a sangue freddo prima di indossare i panni del marito e del padre affettuoso, che resta lontano per mesi senza fornire notizie impegnato in azioni prive di qualsiasi remora morale? E come può Tom agire con fede e convinzione pur sapendo di non aver potuto scegliere la propria strada, di essere stato costretto ad entrare nell’ingranaggio, di essere stato derubato del futuro che aveva con pazienza e amore cominciato a costruire?
Sono interrogativi che pesano come macigni e infine, per questo novello Mattia Pascal non toccato dalla grazia dell’umorismo, la moglie può ipotizzare (perché le parole tra loro sono sempre state merce rara o oggetto di dissipazione) una consapevolezza tragica, quella di appartenere “a quel tipo di persone che non sono protagoniste neppure della propria storia… che scoprono che la loro storia non meriterà di essere narrata”.
“E’ il destino delle vite, come la mia e come la sua – conclude Berta – che, come tante altre, stanno solo in attesa”.
Ed ecco che l’immagine di copertina balza adesso agli occhi del cuore: Berta aspetta, la nuvola di fumo avvolge la sua interminabile attesa di donna che intuisce e che preferisce in fondo non sapere, dentro il fumo le vite evanescenti e sulfuree dell’uomo amato, inconsistenti eppure tossiche. Ci siamo ma non ci siamo, agiamo ma è come se non avessimo agito. La filosofia incomprensibile dei servizi segreti ha preso il sopravvento anche nei residui di esistenza reale, molto denaro in cambio della dedizione alla causa e del silenzio. Non ci saranno racconti rocamboleschi da imbandire allo sguardo sorpreso dei figli, né ringraziamenti per il probabile sangue versato, né compensi per chi ha incrociato una strada senza sbocco restandone vittima.
Restano insieme Tom e Berta, sgomenti e impotenti, oltre la morte vera o presunta (meglio non rivelare all’ipotetico lettore), un uomo e una donna vicendevolmente aggrappati senza essersi mai del tutto conosciuti.
Una scrittura corposa e vertiginosamente ipotattica per uno stile intrigante che non lascia niente al caso: un gran bel libro.