Storia di Dolci e Veleni. ‘La Bastarda di Istanbul’, con Serra Yilmaz, al Teatro di Rifredi
L’attrice più attesa della Bastarda di Istanbul, Serra Yilmaz, apre subito la scena di questo affascinante, tragicomico e inesorabile racconto di una famiglia di stampo matriarcale di Istanbul.
La vicenda trattata si ispira interamente al best-seller di Elif Shafak e racconta di una famiglia turca – la famiglia Kazanci, composta da tre figlie, ormai donne, la madre e un figlio. Un nucleo nel quale vige il matriarcato, a causa un destino che pare più una maledizione, ossia la morte di tutti i componenti di genere maschile. L’unico uomo è Mustafa, un ragazzo viziato e protetto dalla madre.
In questo modo il giovane si ritrova assolutamente inadatto ad affrontare le problematiche della vita al di fuori della routine domestica. Da qui la scelta forzata di mandarlo a studiare in America, vendendo praticamente tutti gli averi di famiglia per far sì che egli abbia un futuro degno di un uomo e in qualche modo per sfuggire alla condanna destinata ai Kazanci.
Restano così a condividere la vita di famiglia a Istanbul la madre con le figlie. Si aggiungerà la nipote Asya, nata dalla figlia più irriducibile, che ha partorito la bambina fuori dal vincolo del matrimonio rifiutandosi di rivelare l’identità del padre. E’ proprio Asya la Bastarda di Istanbul. La ragazza crescerà in piena libertà e autonomia una vita fuori da ogni regola tipica di una famiglia patriarcale turca, chiamando zia sua madre.
Mustafa intanto vive e lavora in America. Incontra al supermercato Rose, una donna americana frivola ma anche molto affettuosa che ben presto diventerà sua moglie.
Rose ha una figlia dal precedente matrimonio. Armanoush sarà proprio la chiave di volta di tutta la storia nello scoprire tutti collegamenti tra le due famiglie – quella sua di origine Armena e la famiglia Turca di Mustafa – nonché i misteri dell’intricata vicenda. Infatti, con l’arrivo segreto della figlia di Rose a Istanbul presso la famiglia Kazanci uscirà fuori un passato legato alla tragedia del genocidio armeno del 1915 perpetrato dai turchi. Tutta la storia ha i colori vivaci di una città multiculturale e multietnica.
Gustosissima la descrizione del caffè Kundera a Istanbul, rinomato locale, dentro al quale gli intellettuali si incontrano abitualmente per poter confrontare le loro idee surreali. Assistiamo alle prolusioni di personaggi – quasi folli – quali il “Poeta Eccezionalmente Privo di Talento” o lo “Sceneggiatore Non-nazionalista di Film Ultranazionalisti”.
L’unione tra Asya e Armanoush ci abbraccia in un virtuale senso di speranza, tra le due ragazze inaspettatamente nasce un profondo affetto e un energico desiderio di cambiare il futuro dei rapporti tra i popoli, in particolar modo il mettere fine alle diatribe Turco- Armene.
Insolito protagonista del finale è l’Asure, un dolce turco, con una storia che arriva da lontano. Il dolce infatti riconduce le sue origini al Diluvio Universale, quando Noè non sapendo più cosa dare da mangiare a tutti i sopravvissuti nella sua Arca, ma non volendo fare torto a nessuno, unisce in un unico piatto riso, legumi, zucchero, frutta secca, limone o arancia.
Vicenda, questa, popolata da donne silenziose, ribelli, remissive, autoritarie e ostinate. Donne che istintivamente si autonominano rappresentanti di un intero mondo femminile. Sono queste, quelle donne, che hanno dentro una forza in più, quella potenza che insieme ad esse nasce, che resiste alle tribolazioni e sopravvive a loro per mezzo dei figli.
Pupi e Fresedde – Teatro di Rifredi
La Bastarda di Istanbul
riduzione e regia Angelo Savelli
con Serra Yilmaz
Valentina Chico, Riccardo Naldini, Monica Bauco, Marcella Ermini, Fiorella Sciarretta, Diletta Oculisti, Elisa Vitiello
video-scenografie Giuseppe Ragazzini | costumi Serena Sarti | luci Alfredo Piras | elementi scenici Tuttascena