Fenomenologia della pazzia: ‘Fosco – Storia de nu matto’

Fenomenologia della pazzia: Fosco – Storia de nu matto

Un inizio in medias res, nel buio un uomo urla, farfuglia parole dissennate, impreca, insulta donne e uomini.

Improvvisamente, si cambia scenario, compare un uomo, si siede e comincia a narrare la storia di Fosco, il matto o meglio detto ‘lo scemo del villaggio’. Come si arriva a Fosco? Com’è diventato così? Chi era? Lo sconosciuto narra, intervallato da sapienti intermezzi musicali con la fisarmonica, come lu scemo de lu paese diventa tale: Fosco è un salinaro che vive una esistenza monotona, pedissequamente ripetitiva, caratterizzata dal solito viaggio quotidiano accompagnato dal suo fedelissimo e unico amico, l’asino Peppino, urlando per i vari villaggi limitrofi per vendere il sale.

Dopo il lavoro, non appena rincasa, crolla sul letto, senza avere mai possibilità di riflettere, di solleticare la propria interiorità.

A seguito di un momento in cui Peppino decide di non obbedire più al padrone, impedendogli di svolgere il proprio monotono lavoro, Fosco inizia a fantasticare di voler scappare con la donna amata in America, portando con sé l’asino, ma anche i sogni di chi vuole evadere dalla gretta realtà di un paese del sud Italia e la possibilità di un desiderato riscatto sociale in una grande e dinamica metropoli.

Rinsavito Peppino, Fosco torna a immergersi nella sua meccanicità giornaliera, ma, in una notte buia, l’uomo viene pervaso da un vento che gli causa un forte brivido per tutto il corpo. Il salinaro inizialmente incolpa l’asino, ma l’episodio si ripete al punto da fargli credere che qualcuno dagli alberi gli lanci della polvere, perciò inizia a perlustrare la campagna. Improvvisamente, in preda alla querelle, alza il capo verso il cielo e per la prima volta osserva la luna, ne resta ammaliato al punto da abbandonare il lavoro, l’asino Peppino, la madre e ogni cosa che lo ancora alla sua quotidianità.

Vive in funzione della luna, se la vede è felice, in caso di mal tempo è triste e piange perché non può vederla. Da quel momento non è più Fosco, ma lu scemu de lu paese, chiunque appena egli si ferma in piazza lo deride, insulta e picchia. Una sera, non vedendolo arrivare, la gente si mette a cercarlo: viene trovato senza vita, ma ridente alla luna.

La pazzia di Fosco è un momento riconciliante, Fosco osservando la luna, trova sé stesso. Questo è il messaggio nascosto della pazzia del protagonista, un invito a costruire un argine alla frenesia quotidiana per osservare il mondo che ci circonda, i volti, i dettagli, la natura per ritrovarsi interiormente.

Una pièce intrigante, caratterizzata dalla brevitas narrativa, ma pregante. La performance di Peppe Fonzo (Fosco – narratore) è caratterizzata da una leggerezza e spontaneità dei gesti, dei movimenti che rendono lo spettacolo immediato, mai banale e privo di momenti di stasi.

Fosco è stato il secondo appuntamento della IV Stagione Teatrale del “Cilindro Nero” di San Giorgio del Sannio (BN).

SCHEDA

FOSCO – STORIA DE NU MATTO

di e con Peppe Fonzo

musiche di Flavio Feleppa