‘Blackkklansman’ di Spike Lee fra citazionismo alla Tarantino e impegno politico

‘Blackkklansman’ di Spike Lee fra citazionismo alla Tarantino e impegno politico

Il film, tratto dal romanzo autobiografico Black Klansman, racconta la storia vera del primo detective afroamericano di Colorado Springs che negli anni ‘70 riuscì ad infiltrarsi (tramite l’interfaccia di un collega ebreo) nel “Klu Klux Klan”. Oltre a questo universo viene mostrato contemporaneamente quello di “Black Panthers” che in quel periodo cominciava ad avere un largo consenso.

Situazioni paradossali, montaggio parallelo, campi lunghi, citazioni di cinema di genere anni ’70 (compresa Pam Grier) più che un’opera di Spike Lee sembra un film, non totalmente riuscito, di Quentin Tarantino. Un riferimento involontario, forse un lapsus artistico, considerando che tra i due registi non corre buon sangue. Ricordiamo infatti che in occasione dell’uscita di Django Unchained, Lee criticò aspramente Tarantino per essere stato irrispettoso nei confronti della comunità afroamericana.

A parte alcuni limiti (primo fra tutti una visione troppo manichea dei personaggi), Blackkklansman è un film che giova al dibattito culturale americano. Lee infatti ritrova l’amore per l’impegno politico che aveva caratterizzato i suoi film del passato.

E così nel finale di Blackkklansman vengono mostrate le drammatiche immagini dell’attacco a Charlottesville del 2017 dove perse la vita una ragazza e vennero ferite 30 persone. Ricordiamo che il folle omicida (un giovane di 21 anni) si lanciò contro un corteo antirazzista che si era opposto alla protesta di alcuni suprematisti bianchi.

Gli Stati Unisti negli ultimi anni stanno vivendo un periodo molto delicato per ciò che concerne i diritti civili, in particolar modo quelli che riguardano la comunità afroamericana. Da quando nel 2012 è avvenuto l’omicidio del diciassettenne Trayvon Martin, l’opinione pubblica si è sensibilizzata sempre di più sulla violenza perpetrata dalla polizia. Il film di Roberto Minervini What You Gonna Do When the Word’s on Fire, presentato all’ultimo Festival di Venezia, racconta bene questo clima di tensione, in cui è nato il movimento “Black Lives Matter”, ideale prosecuzione, anche se meno radicale, di “Black Panthers”, come suggerisce lo stesso finale di Blackkklansman.