VENEZIA 75 / Sentito omaggio della Mostra del Cinema a Cronenberg, Leone d’Oro alla Carriera

VENEZIA 75 / Sentito omaggio  della Mostra del Cinema a Cronenberg,  Leone d’Oro alla Carriera

LIDO DI VENEZIA (dalla nostra inviata) – La maschera bianca e rossa di Jeremy Irons, nella drammatica sequenza conclusiva del film “M. Butterfly”, ci accompagnerà, stagliandosi nel nostro immaginario per la sua straordinaria drammaticità.

Film inusuale del 1993, scelto dal regista per accompagnare la cerimonia di premiazione, ingiustamente trascurato, questo cult movie manifesta uno degli aspetti meno frequentati dalla personalità complessa del regista canadese, solitamente dedito a incursioni straripanti nel tessuto dei corpi e nella tecnologia avanzata, come  “La mosca “, “ Il pasto nudo” e “Crash”.

Ispirandosi  a una storia vera, da cui fu tratta anche un’opera teatrale, “M. Butterfly” racconta la passione di un diplomatico nella Pechino del 1964 per un’artista dall’ambiguo fascino androgino, cantante d’opera conosciuta nei panni della Butterfly di Puccini. Vivrà  così una delirante passione per la sua affascinante e sottomessa  Butterfly, di cui però perderà le tracce, nonostante la nascita di un figlio, nella violenza epuratrice della “rivoluzione  culturale” che condanna l’artista ai lavori forzati.

In realtà la sua Butterfly è un uomo e una spia. Lo scoprirà quattro anni dopo, quando sarà arrestato e processato per spionaggio. La caduta dell’illusione e la fine del suo amore segneranno il destino del’ex diplomatico che nel carcere, in una tragica pantomima, vestirà in scena i panni della Butterfly in uno spettacolo per i detenuti, tagliandosi ferocemente la gola davanti al pubblico ignaro, con lo specchietto usato per truccarsi.

David Cronenberg

Suggestivo rovesciamento dei ruoli, dove l’abbandono e il dolore devastante appartengono a un uomo bianco, anziché a una donna cinese, dove l’amore è frutto dell’inganno, perché “solo un uomo sa che cosa piace a un uomo di una donna”.

Butterfly è la donna perfetta.

L’opera, altamente inquietante,  conferma le doti innovative  e lo spessore di un grande regista – standing ovation del pubblico a Venezia – che durante la master class del giorno prima ha dichiarato, spiritoso e caustico di non essere un nostalgico. Odia la pellicola, trova il digitale più vicino alla forma del pensiero, gli piacciono i droni,  Netflix, e tutto ciò che tecnologicamente possa potenziare l’espressione artistica e la sua divulgazione.

La sua formazione letteraria e teatrale, nutrite dall’esistenzialismo, dal cinema italiano del dopoguerra, da una naturale spregiudicatezza nella ricerca espressiva, lo hanno  condotto ai vertici della cinematografia contemporanea.