VENEZIA 75 / Il Verbo del carnefice. ‘Charlie Says’ di Mary Harron

VENEZIA 75 / Il Verbo del carnefice. ‘Charlie Says’ di Mary Harron

 

LIDO DI VENEZIA (dalla nostra inviata) – Uno dei titoli più curiosi della Mostra del cinema di Venezia (sezione Orizzonti) è sicuramente Charlie Says di Mary Harron, regista canadese che in passato ha realizzato film indie come Ho sparato ad Andy Warhol (1996) e American Psycho (2000).

Anche questo, come i precedenti, ruota attorno ad un personaggio estremo e provocatorio quale può essere Charles Manson. Ad essere precisi le protagoniste sono tre ragazze che facevano parte della comune hippie a Spahn Ranch (Hollywood) e che parteciparono a diversi omicidi, compreso quello di Bel Air. Manson visto da Harron stravolge l’idea che si ha comunemente di lui. Inizialmente ciò che vediamo è un giovane anticonformista, un po’ esaltato che adora i Beatles e pratica il libero amore nel suo harem personale. A Spahn Ranch ci si oppone al consumismo e alle regole sociali repressive imposte dalla società. Pian piano però ci si accorge quanto Manson fosse contraddittorio. A differenza di tutti i suoi discorsi incentrati sulla libertà, sull’anticapitalismo e sul rispetto di tutti gli esseri viventi risulta una persona misogina, violenta e con ambizioni materialiste (il suo più grande sogno è quello di diventare un cantante famoso).

La storia segue l’esperienza personale di Leslie (ribattezzata Lulu) che si trova in prigione (isolata, in regime di massima sicurezza) con altre due ragazze di Spahn Ranch. Anche lei come le altre è una ragazza ingenua e problematica che rimane soggiogata dal carisma di Manson. Attraverso i flashback viene mostrato il periodo in cui tutte e tre hanno vissuto nella comune. Il film è proprio costruito sul seguente dilemma: le ragazze sono da considerare carnefici (non solo in senso figurato) o a loro volta vittime? Sembra che Harron propenda per la seconda. È emblematico in questo senso il personaggio di Karlene, la dottoranda che cerca di riportarle alla realtà facendo loro comprendere di essere state manipolate da Manson. Il titolo si riferisce proprio al lavaggio del cervello che hanno subito nel ranch. Non appena infatti Leslie giunge nella comune continua a sentire ripetutamente la frase “Charlie says” (Charlie dice) come se le teorie e le indicazioni di Manson fossero leggi da seguire scrupolosamente.

Un aspetto originale del film è quello di non mostrare mai il massacro di Bel Air, dove perse la vita Sharon Tate e per il quale Charles Manson divenne tristemente noto. Ricordiamo che la sceneggiatura è stata scritta da Guinevere Turner, autrice e attrice indie molto nota nell’ambiente indie lesbofemminista, che ha scritto film e serie cult come Go fish (1994) e The L Word (2004).

Charlie Says

Orizzonti

Regia:
Mary Harron
Produzione:
Epic Level Entertainment (Dana Guerin, Cindi Rice, John Frank Rosenblum)
Durata:
104’
Lingua:
inglese
Paesi:
Usa
Interpreti:
Matt Smith, Hannah Murray, Marianne Rendón, Sosie Bacon, Merritt Wever, Suki Waterhouse, Chace Crawford, Annabeth Gish
Sceneggiatura:
Guinevere Turner
Fotografia:
Crille Forsberg
Montaggio:
Andrew Hafitz
Scenografia:
Dins Danielsen
Costumi:
Elizabeth Warn
Musica:
Keegan DeWitt, Sean Fernald
Suono:
Phillip Bladh