VENEZIA 75. Discussioni salottiere intorno all’e-book e i frammenti di Orson Welles
LIDO DI VENEZIA (dalla nostra inviata) – Dopo la conturbante intensità di Cloud of Sils Maria e Personal Shopper Assayas ritorna a battere strade più rassicuranti con un film che esplora i rapporti di coppia e che riflette sulla rivoluzione digitale. Fin dall’incipit infatti i personaggi discutono continuamente, prendendo posizioni opposte, su come l’era dell’informazione abbia cambiato tutti i processi socio-culturali, a partire dalla fruizione di un libro. C’è infatti chi sostiene in modo sconsolato che quest’ultimo sia destinato a scomparire in favore di una forma di comunicazione più spiccia e volgare, chi invece è molto ottimista e considera l’e-book l’avvenire che permetterà una più rapida democratizzazione della cultura.
Double vies risulta un film verboso e tipicamente “francese”, dove in quasi tutte le scene i personaggi, tipicamente bobo (bourgeois-bohème), in gruppo o in coppia, bevono vino e chiacchierano dei massimi sistemi. Un’opera gradevole che però non risulta all’altezza dei due precedenti film già citati, che nella carriera del regista francese hanno rappresentato una sorta di svolta esistenziale. Nel cast sono presenti nomi di calibro internazionale come Guillaume Canet e la sua attrice feticcio Juliette Binoche, che in modo molto ironico si autocita esplicitamente.
Il 31 ha avuto luogo un altro evento molto atteso alla Mostra, la presentazione di The Other Side of the Wind di Orson Welles, attestato come suo ultimo film. Frank Marshall e Filip Jan Rymsza infatti hanno recuperato tutto il girato che era stato fatto tra il 1970 e il 1976 e poi l’hanno montato seguendo in modo molto scrupoloso tutte le indicazioni e gli appunti del regista.
Il film rimase incompiuto perché Welles all’epoca trovò molte difficoltà a reperire i fondi per concluderlo, anche a causa dello stile particolare. Le scene girate infatti, volutamente in bianco e nero e a colori, sono forti per quegli anni. Addirittura si vedono nudi e scene di sesso, primissimi piani e movimenti di macchina molto rapidi che ricordano quelli del movimento Dogma 95. La storia è quella metacinematografica di un regista (interpretato da John Huston) noto e schivo che trova difficoltà a concludere il suo film in lavorazione ad Hollywood. Durante un party in suo onore vengono proiettate scene tratte da quest’ultimo. Welles sembrava molto consapevole dei cambiamenti culturali in atto negli anni ’60 e ‘70, soprattutto tra le generazioni giovani. The Other Side of the Wind alla fine risulta un’opera frammentata e di non facile visione e non sapremo mai se è a causa delle troppe mani coinvolte nel progetto o se sarebbe stato così anche nella testa del regista americano.