Tre donne e una bara. Una insolita veglia funebre ai Benedettini di Catania
Cosa fanno tre sorelle vegliando il marito morto della più giovane delle tre nella fatidica notte?
Rovesciando la tradizione che vuole preci e buone parole per l’anima del defunto le tre donne si spogliano dei loro segreti inverecondi. Vestite di nero, pipistrelli nella notte senza amore, giustiziere di un maschio fallocrate e violento, le tre donne vedove felici (o quasi), pregano e ricordano, pregano e raccontano, pregano e piangono (per finzione), pregano e rivelano, pregano e sognano. Le bocche tappate dalla vergogna, dal pudore si aprono. Denunciano. Svelano. Sognano un modo diverso di stare al mondo, di stare con un uomo.
La Trimurti del Sud in minigonne, tacchi e collo di pelliccia, si accende di toni sardonici, a volte sarcastici, modulando simbolicamente gli estremismi di una situazione di sudditanza che accomuna il gentil sesso, alle prese con il dramma quotidiano di un asservimento strisciante tra le stanze domestiche, dal sacro desco al sacro letto. Violate senza mezzi termini nel corpo e nell’anima, le tre sorelle servono, sognano l’amore, ma ricevono in cambio brutali carezze e percosse dal compagno che dovrebbe amarle e proteggerle.
Dramma ilare, “Taddrarite”, che Luana Rondinelli, autrice dell’intrigante testo, dirige e interpreta con intelligenza e ironia, evoca nel titolo i pipistrelli, ma anche il cravattino dei “signori uomini”, tutt’altro che signori. Con lei, la più evoluta e avida delle tre che ha lasciato il marito per approdare a un benessere ostentato, la ferrigna Giovanna Mangiù, novella Giuditta e la dolce Silvia Bello, la più mansueta e rassegnata delle tre sorelle. Tre note diverse per una partitura ricca e modulata. Mai veglia funebre fu più vivace e rivelatrice.
Una pièce pluripremiata e apprezzata in Italia e all’estero, Taddrarite, in dialetto siciliano, si colloca in un ambito teatrale che ridendo al vetriolo ci porta su un terreno minato, con la tensione di una drammaturgia che non fa sconti, leggera all’apparenza per poi affondare gli artigli nella coscienza di una terra che soffre per asfissia della suddetta coscienza, che si nasconde dietro un capello, che si finge felice dietro un sospiro, che mente, mente spudoratamente a se stessa agli altri, mente per disperazione, mente per non morire. Rompiamo questo silenzio allora. Davanti alla morte meglio guardarla questa verità, meglio gridarla, per non morire dentro.
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TADDRARITE
di Luana Rondinelli
Regia Luana Rondinelli
Con
Luana Rondinelli -Giovanna Mangiù – Silvia Bello
Musiche – Ottoni Animati Roberta Prestigiacomo
Luci Amedeo Abate
In collaborazione con Accura Teatro
Per la Rassegna Porte aperte
Al Chiostro di ponente del monastero dei Benedettini di Catania