L’orafo assassino di E.T.A. Hoffmann. ‘Cardillac’ di Edgar Reitz (RFT 1969)

L’orafo assassino di E.T.A. Hoffmann. ‘Cardillac’ di Edgar Reitz (RFT 1969)

Cardillac rivelò già nel 1969 tutto il talento del suo regista, Edgar Reitz, divenuto poi tra gli autori più celebrati dei nostri anni grazie ai vari cicli di Heimat, ma già all’epoca si segnalava tra i più originali cineasti della Neue Deutsche Welle.

Tratto dal racconto di E.T.A. Hoffmann, “La signorina Von Scuderi”, il film ambientato alla fine degli anni sessanta del Novecento, racconta di Cardillac, celebre orafo che per anni ha vissuto solo con Madelon, la figlia avuta da una bellissima donna della Guadalupe. Questi non riesce a separarsi dalle proprie creazioni e nascosto dalla facciata della sua vita agiata di celebrato artista, conduce una sorta di esistenza parallela, in cui attraverso il furto e l’omicidio recupera le sue creazioni trafugandole a coloro cui le aveva vendute.

Cardillac dunque non sta alle regole del gioco fissate dalle normali convenzioni del mercato dell’arte. Ci fu chi al tempo, quando il film fu presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, volle vedervi un’allegoria della Germania. Qualcuno pensò ad Hitler o ad Eichmann o ad una certa “ideologia tedesca”. La somiglianza poi del protagonista, Hans Christian Blech, con il Dottor Mabuse di Fritz Lang accreditò questa interpretazione dal momento che non solo l’eminente critico Siegfried Kracauer, ma lo stesso regista sostengono il nesso metaforico tra il film del ’22 e l’imminente Germania nazionalsocialista. Come i primi film di Reitz anche Cardillac risulta influenzato dal cinema di Alexander Kluge, ma l’uso alternato del bianco e nero con il colore anticipa qui chiaramente le scelte stilistiche che connoteranno i film successivi.

Cardillac, come si sarà compreso, è un’opera curiosa, inquietante, grottesca, bizzarra, che sfugge alle consuete classificazioni e che pone un quesito fondamentale sul rapporto tra l’artista e la sua creazione.