Futilità dell’eterno presente. “La Bellezza non ha pietà” di D. Martini alla Pergola di Firenze
con Federico Marignetti e Ikki Hoshino
autore, testi e musiche Daniele Martini
direttore artistico e scenografie Rodrigo Basilicati
arrangiamenti e suono Daniele Falangone
video designer Sara Caliumi
light designer Paolo Bonapace
costumi Pierre Cardin
regia e allestimenti Wayne Fowkes e Emanuele Gamba
produzione Pierre Cardin
foto di scena Alessandro Martino
*
Il musical drammatico “La bellezza non ha pietà” è messo magistralmente in scena grazie a un armonioso susseguirsi di recitazione, ballo, canto, mimo, videoproiezioni e giochi di luce che disegnano strane geometrie oniriche sviluppate su più piani. Non ci sono momenti di pausa, non sfugge niente e, se possibile, viene aggiunta ulteriore introspezione al racconto di Wilde “Il ritratto di Dorian Gray”.
La storia è conosciuta e, in breve, racconta di un giovane borghese britannico di fine ‘800 influenzato dalle meditazioni edonistiche del suo amico Lord Henry Wotton, che finisce per innamorarsi della propria bellezza nel ritratto dipinto dall’amico pittore Basil Hallward, giungendo a desiderare e a ottenere l’immortalità al posto del quadro, che invecchia per lui.
La vita di Dorian diventa una ricerca ossessionante del piacere nelle sue molteplici forme, anche le più trasgressive.
La rappresentazione è una continua analisi di coscienza, che sembra bilanciare senza interruzione la vita spumeggiante, superficiale e illusoria con la profondità dell’anima.
Esamina e ripropone una tematica di impressionante attualità; laddove oggi un like, ricevuto per la bella foto di una teenager in costume, rappresenta un intenso e frenetico senso di appagamento, in Dorian Gray sono la gioventù e la bellezza, la ricchezza e la frequentazione degli ambienti altolocati a dare un senso di gratificazione.
Poi arriva il conto da pagare, Dorian sprofonda in un aspro e impervio confronto con la propria anima.
Ne scaturisce una vera e propria lotta.
Tenta di metterla in gabbia, di non ascoltarla.
Si sottrae ad essa. La sbeffeggia e la insulta.
“Dorian per sempre” – ripete la canzone – “ma un uomo senza età vive senza identità.”
Inaspettata e mirabile interpretazione di Dorian, Federico Marignetti, che non si risparmia in nessuna delle arti rappresentate: recitazione, ballo e canto, in un monologo partecipato, accompagnato dalla sua anima, Ikki Hoshino, e dalle continue interazioni scenografiche.
Non c’è spazio per la noia. Pathos allo stato puro, che sprigiona tutti riti misterici e gli istinti irrazionali, che legano l’uomo alla sua natura animale e che non gli permettono di innalzarsi al divino…