Una commedia “nera” chiude la stagione teatrale di Palco Off al Teatro del Canovaccio di Catania. ‘La cosa brutta’, novità di Tobia Rossi
C’era una volta …di notte in un bosco, una ragazza armata di fucile, tra alberi fantasmagorici in mezzo a cui si aggira la muliebre creatura, sparando qualche colpo di tanto in tanto. Cerca “la cosa brutta”, il mostro che le ha portato via l’amato padre. Si esprime con difficoltà in un linguaggio infantile, si muove scompostamente, tra smorfie e parossismi. Martina è disabile. Dopo di lei, impacciati nei movimenti e palesemente a disagio, giungono una donna e un giovane, tra insetti e segreti rivelati. Cercano Martina. Sono la madre e il fratello. Il marito-padre depresso è morto suicida.
Comincia in questa atmosfera thriller “La cosa brutta” novità assoluta di Tobia Rossi, giovane talento della drammaturgia italiana, con questo testo premio Histrio 2016. Tragicomica, ricca di suggestioni contemporanee dal sapore fiabesco la messa in scena nel bosco, metafora della vita, narra una storia di relazioni familiari difettose, in piena crisi economica, affettiva, psicologica. Il tessuto slabbrato e contorto della famiglia trova una ricomposizione e una via di fuga nel grave lutto che li ha colpiti. Il rapporto intenso e amorevole della figlia e deI padre rapito dal “Mostro”, come nella fiaba da lui inventata e raccontata, lei crede, volano alti nel cielo della loro esistenza precaria. I toni oscillano dal drammatico a un velatamente umoristico. La diaspora dei tre sopravvissuti a tanto dolore si ricompone in un finale a sorpresa che scava nella tragedia per porgerci un paradossale “lieto fine”.
Raffinato ricamo di suggestioni e squarci di scomode realtà, scenograficamente accurato e interessante, registicamente ben orchestrato, “La cosa brutta” si avvale della pregevole interpretazione di Francesca Vitale nel ruolo di Fiore, disinvoltamente lontana da accenti forti pur nel dramma attraversato, misurata e composta, con effetti surreali, proditoriamente accostata per contrasto all’alterazione dei due giovani, tutt’altro che indifferenti. Eugenio Fea incarna con convincente veemenza la freddezza scomposta e nevrotica del ruvido figlio Davide, vissuto lontano, ora travolto dalla morte del padre negli eventi terribili che aveva ignorato fino a quel momento. Toccante nel disagio e nel disperato bisogno d’amore si agita, con risvolti non sempre drammatici, Ilaria Marchiano, stupefacente nella calzante fragilità di Martina, alterata dal dolore della scomparsa, intensa e struggente nel suo sentimento filiale, ricambiato dal padre, purtroppo in grave crisi depressiva, che fabulisticamente raccontava alla sua “piccina”, con un linguaggio adeguato, il suo male oscuro.
“La cosa brutta” ci affascina e ci inquieta, lasciandosi dietro una bava di tristezza condita dal retrogusto agrodolce di uno spaccato di vita che sembra dirci: viviamo in questo tempo che ci è dato sperduti nel bosco della vita. Senza amore? Senza prospettive? In una piccola Italia, provinciale, ancorata a tradizioni e perbenismi, traditi da scarti inattesi, uscire dal bosco è possibile? Forse, se cominciamo ad accettarci per quel che siamo, con le nostre vere o presunte fragilità.
La drammaturgia contemporanea si dimostra vitale in un new course dai connotati ben visibili, nutrendosi di realtà scomode e improvvisi, divertenti spiazzamenti. Neorealismo sospeso, tirato sugli occhi come una coperta troppo corta, disagevole, ma anche comica perchè scopre i piedi, con effetti di lucido e profondo divertissement.
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LA COSA BRUTTA
Di Tobia Rossi
Regia Manuel Renga
Con Francesca Vitale, Eugenio Fea, Ilaria Marchiano
Scenografia Stefano Zullo
Produzione CHRONOS
Per Palco Off
Al Teatro del Canovaccio di Catania fino al 6 Maggio
Al Teatro Libero di Milano dal 18 al 20 Maggio