La passione di una donna. “L’amore secondo Isabelle” di Claire Denis
Sono tanti i motivi emozionali che si addensano nel sapido film di Claire Denis L’amore secondo Isabelle, una favola disgregata percorsa da figure sovreccitate, smaniose di trovare un loro personale ubi consistam, specie riguardo a sentimenti primari quali la passione d’amore, i rapporti quanto più sinceri, autentici, anche al di là di ogni ostacolo o interdizione conformistici. In particolare, Isabelle, una pittrice divorziata, trascorre giorni tristi e notti agitate nel vagheggiare – oltre contingenti incontri e legami precari – il grande univoco amore-passione che appaghi per intero le sue inquietudini, le sue voglie smodate.
È questo l’imprinting che la settantenne cineasta francese Claire Denis (accreditata finora di una decina di opere di buona mano) disegna ispirandosi con la sceneggiatrice Christine Angot alla lontana ai celebri Frammenti di un discorso amoroso di Roland Barthes, giusto nell’intento di “ragionar d’amore”, ma non già col distacco filosofico del saggio Marivaux, ma con l’enfasi, l’immediatezza proprio di una “donna in amore”. Costei, benché intrigata contraddittoriamente con i tipi d’uomo più eterogenei (un banchiere sposato, un attore fuori di testa, un direttore di museo, un altro ancora conosciuto per caso) si dà per intero alla esasperata ricerca della passione incomparabile.
Un’impresa, questa di Isabelle, ampiamente improbabile che, tuttavia, lei persegue irriducibile, anche verso tutti i contrasti presto trovati su una strada impervia. Il film, dunque, incardinato ad un’idea assillante dei rapporti erotico-sentimentali si srotola con oltranzistica ossessione cui l’interprete perfetta Juliette Binoche presta una caratterizzazione misurata e al contempo precisa sia nei momenti più complessi di una dinamica relazionale vissuta con naturalezza, sia con il ricalco di un piglio di quando in quando agro-ilare. E per rendere appieno tutto ciò, occorre una attrice eclettica, sensibile, appunto come Juliette Binoche, non a caso partecipe di tanti altri film di intensa ispirazione. Come, ad esempio, il singolare racconto di Lasse Hallstrom Chocolat e innumerevoli altri lavori ripagati poi da tutti i più prestigiosi premi francesi e internazionali.
Il proposito di base dell’Amore secondo Isabelle è tutto detto, oltre che per immagini e dialoghi fittissimi, precipitosi, dalla stessa regista Claire Denis e dalla campeggiante Juliette Binoche, specie quando affermano a chiare lettere il proposito di perseverare, costi quel che costi, nella ricerca dell’uomo giusto “in un balletto dei sentimenti di cui nessuno dei personaggi capisce quali sono le intenzioni dell’interlocutore”.
Con un colpo d’ala davvero brillante il film si riaccende attraverso l’intrusione dell’ingombrante Depardieu, qui nel ruolo di un chiaroveggente ciarlatano che così pontifica ammonendo l’irresoluta Isabelle: “Non si torturi, si preoccupi di chi conta davvero: lei stessa. Rimanga aperta. Cerchi un bel sole interiore”. Al che, Juliette Binoche, proprio lei, non più Isabelle, suggella la vexata quaestio, cos’è l’amore?, con recise, sbrigative parole: “Sono due poli che si avvicinano e tentano di raggiungersi. La buona notizia è che a volte ci riescono”. Più semplice di così…