Valentina, che passione! Ricordo di Alain Resnais

Valentina, che passione! Ricordo fiorentino di Alain Resnais

Alain Resnais (1922-2014) è stato (resta) uno dei più rappresentativi cineasti d’Oltr’Alpe. Autore di oltre venti film, metà dei quali autentici capolavori (per esempio, Hiroshima mon amour, La guerra è finita, Providence, L’amour à mort, Mélo, ecc.), è stato altresì un cultore appassionato di fumetti, anche se i suoi interessi veri, la sua dedizione spiccata si sono accentrati geneticamente sul cinema. Questa sua attitudine culturale – i fumetti, il cinema – non ha dato luogo peraltro ad alcuna schizofrenia, ma ha esaltato ben altrimenti un amore univoco per l’una e per l’altra forma espressiva. Giusto in concomitanza con la felice sortita tutta attuale della ristampa “a colori” di gran parte della produzione grafica (e narrativa) del grande Guido Crepax (1933-2003) ci è venuto quasi meccanico ripensare a un lontano incontro, appunto, con Alain Resnais e, di riflesso, con la crepaxiana eroina di tante tavole smaglianti: Valentina. E di quell’incontro ci piace qui riportare la cronaca risalente al novembre 1991.

“Firenze. Interno notte. La scena inquadra alcune persone che, in una cantina zeppa di bottiglie, parlano con calore tra di loro. Sembrerebbe l’avvio fin troppo convenzionale di una vicenda di congiurati. Mica vero, invece. Molto più banalmente è la descrizione esatta del come, del dove siamo riusciti ad imbastire un utile scambio di idee col cineasta francese Alain Resnais, cui la manifestazione fiorentina France-cinéma ha dedicato quest’anno una esauriente, organica “personale” e un premio alla carriera.

In particolare gli chiediamo se e come il suo cinema ha riscosso, in passato o in epoca recente, una considerazione più viva, appassionata in Italia che non in altri Paesi o nella stessa Francia. Un sorriso paziente, divertito increspa le labbra di Resnais. ‘La pazienza e l’ironia sono le virtù principali dei cineasti. Conosco abbastanza bene alcuni Paesi come il Belgio, la Gran Bretagna, l’Italia, gli Stati Uniti. So anche quante e quali attestazioni di stima ho trovato coi miei film in quei Paesi tra gli spettatori più diversi. È un fatto comunque che negli anni Trenta e subito dopo la guerra i miei interessi, le crescenti curiosità verso la letteratura, i fumetti, il cinema siano stati, come dire, galvanizzati da tutte le cose che mi arrivavano o che procuravo mi mandassero da Oltr’Alpe. Ad esempio, ero aggiornatissimo sugli album dei classici fumetti avventurosi pubblicati dall’editore Nerbini di Firenze, mi appassionarono subito film neorealisti quali Ossessione, Paisà poi, via via, le opere significative di autori degli anni successivi quali Antonioni, Fellini.’

L’amour à mort

Tutto ciò riguarda i suoi pur fervidi, entusiastici inizi. A proposito, invece, delle cose più recenti colpisce una costante, una coincidenza. Nella ‘trilogia’ (se tale davvero può essere ritenuta) costituita da film come La vie est un roman, L’amour à mort e Mélo lei mette in campo quattro personaggi interpretati sempre da un poker d’attori particolarmente affiatato, efficace: Sabine Azéma, Fanny Ardant, Pierre Arditi e André Dussollier. È un fatto casuale? ‘No, nessuna strategia particolare. Ero certo consapevole, puntando sugli stessi interpreti, che la ragione principale risiedeva nell’acquisita soddisfazione che Azéma e Ardant, Arditi e Dussollier avevano creato una intesa tale tra di loro da fornire, quasi per naturale osmosi, risultati più che eccellenti. Tuttavia mi sono accorto, a trilogia compiuta, doveva essere intervenuta qualche altra alchimia a ispessire di significati più complessi i film.’

Senta, a proposito della sua passione risaputa per i fumetti, possiamo chiederle quali, tra gli autori italiani, riscuotono i suoi maggiori consensi?

‘Sicuramente, Guido Crepax. Specie con le sue cose degli inizi – Valentina e I sotterranei – ha dato il contributo più ricco, originale tanto sul piano iconografico, quanto su quello narrativo. Certo, Pratt, con Corto Maltese, è un autore di smagliante talento avventuroso, favolistico mentre Manara può vantare a suo favore l’ironia allusiva, la suggestione erotica trasparenti dal sapientissimo segno grafico e dalle storie di sapido gusto trasgressivo. Chi, tuttavia, ha proposto efficacemente racconti, moduli, tecniche assolutamente innovatori resta Guido Crepax. I suoi lavori sono stati studiati, filtrati e spesso imitati dovunque dalle Americhe al Giappone. Vorrà ben dire qualcosa?…’ ”