Vettor Pisani, il cibo interpretato
Museo Carlo Bilotti, Aranciera di Villa Borghese.Roma
“ Le valenze metaforiche fondamentali assunte dal cibo nelle installazioni, sculture, stampe digitali, collage, disegni di Vettor Pisani. Durante il Vernissage performance Orazione(2018) testo e regia di Mimma Pisani, interpretata da Gaia Riposati e dal Primo Ballerino del Teatro dell’Opera di Roma Manuel Paruccini, con Marco Valabrega al violino, fotografo di scena Alessandro Vasari.”
Promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale-Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, con i servizi museali di Zètema Progetto Cultura
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Se non avessimo memoria visiva, il ricordo di lontane esperienze artistiche sarebbe inevitabilmente annebbiato. Ma per fortuna, di Vettor Pisani, restano impresse stimolanti e immaginarie installazioni/stanze della pittura e della memoria, sfocianti nell’humour icastico d’una psicopatologia della vita quotidiana elevata ad arte.
La mia frequentazione alle mostre di Vettor Pisani risale agli anni ‘70/80, in occasione della sua prima mostra personale alla Galleria La Salita di Roma nel Maggio 1970. Esponeva l’esito di un corpus di lavori: “Studi su Marcel Duchamp 1965 -’70: maschile/ femminile / androgino/ Incesto e cannibalismo in Marcel Duchamp. Su una parete era installata una lapide nera rettangolare con i nomi impressi in oro di Marcel e della sorella Suzanne Duchamp. Al centro della stessa stanza espositiva, su un piedistallo, una testa di statua classica ( allegoria del volto di Suzanne), immersa in uno stampo di cioccolato su cui pendeva un pesante congegno appeso al soffitto. Poco distante, per terra in una busta di plastica, carne macinata destinata a putrefarsi: crudele cannibalismo di Fame&Sesso dell’amore incestuoso tra Suzanne e Duchamp.
Già fin da allora Pisani comincia a tracciare le direttive della sua analitica ricerca concettuale essenzialmente incentrata sui linguaggi dell’arte, approdando alle sfere del biologico & ideologico quali pulsioni dell’odio e dell’amore.
Erano anni quelli di grande fermento tra artisti e teorici dell’arte, tanto che in Italia si aveva esigenza di una ricognizione critica voluta da ben 25 studiosi d’arte culminata in una grande rassegna “Arte&Critica 1980” alla Galleria Nazionale D’Arte Moderna e Contemporanea di Roma.
Vettor Pisani esponeva Suonata a cinque dita per Meret Oppenheim, 1971, collage fotografico su vetro; e un altro collage fotografico a colori dal titolo La Maria allo scorrevole (elevazione della vergine) citazione e risignificazione dell’opera duchampiana di pulsioni e procreazione. Ancora una terza importante opera era esposta R. C. Theatrum. Teatro di artisti e di animali, 1970-1980.
La mostra odierna concepita come un frammento del Teatro Totale di Vettor Pisani (R.C. Theatrum), si è inaugurata venerdì 9 febbraio 2018, nel Museo Carlo Bilotti presso l’Aranciera di Villa Borghese, mostra curata da Mimma Pisani, con il supporto dell’Archivio dell’artista; titolo di questa raccolta di opere “Vettor Pisani. Il cibo interpretato”. Tematica appropriata, come primo approccio sistematico, di analizzare la relazione metaforica che il cibo assolve da sempre, come materiale privilegiato, nell’opera di Vettor Pisani.
Le valenze assunte dal cibo diventano fondamentali, rispondendo a molteplici sollecitazioni metaforiche, da quelle alchemiche, antropologiche e psicoanalitiche – suggeritegli di volta in volta dagli studi su Duchamp, Lévi-Strauss e Bataille – a quelle freudiane e del mito, mescolate alle suggestioni di tipo sacrale ed eucaristico.
La scena del Theatrum si apre nel Salone del Ninfeo con Il Sentiero delle Sculture – Nelle due stanze laterali il percorso si snoda attraverso quaranta opere circa, d’installazione, scultura, stampa digitale, collage, disegno – in un arco temporale che va dal 1958 al 2011 – disegnando metaforicamente e ironicamente gli accadimenti e i lapsus che incrociano freudianamente i versanti opposti di natura-cultura, attrazione-repulsione, eros e thanatos, sogno e realtà.
Vettor Pisani frantuma il codice alimentare con sarcasmo e tragicità e ne contrasta il decoro sovvertendone le convenzioni e i rituali con opere sferzanti sia nelle immagini che nell’uso di materiali inaspettati. Il mito è così ripensato secondo le sollecitazioni dell’attualità, mentre le opere che hanno segnato la storia artistica dell’Occidente sono destinate a una nuova produzione d’immagini, frutto di combinazione automatica come dell’estro inventivo e dissacratorio dell’artista che esercita il proprio corrosivo giudizio sul mondo.
A completamento della rosa variegata dei linguaggi, nella video room vengono proiettati a getto continuo i video realizzati da Vettor e Mimma Pisani aventi come soggetto il cibo, in particolare Orazione, nella sua doppia versione, quella del 2007 e questo nuovo allestimento 2018.
Nella serata inaugurale si è svolta la performance Orazione (2018) con testo e regia di Mimma Pisani, interpretata da Gaia Riposati e dal Primo Ballerino del Teatro dell’Opera di Roma Manuel Paruccini, con Marco Valabrega al violino. Un percorso iniziatico di orazione simile a un decorso terapeutico caratterizzato da sintomi tipici di bulimia che opprimono una donna dal peso corporeo abnorme, la quale ambirebbe liberarsene, rinunciando al cibo. Il personaggio, dai tratti bizzarri, abbigliata con una opulenta imbottitura color rosa, soprammessa al suo corpo cresciuto a dismisura, si agita in una sorta di osmosi tra realtà e finzione ossessivo-compulsiva, propria della performatività dell’azione, mentre attraversa “lo spazio espositivo delle sculture”, trascinando una grande pentola colma di pasta, legata in vita con una corda. E’ assillata dalla distorta immagine del proprio corpo molto accentuato, anche nevrotizzata dalla coartazione del cibo che gli procura disturbi dell’umore. Il suo vagare fiero, utopico, a volte barcollante, simula la fatale dispersione del sé. Si dirige verso un tavolo-altare addobbato da cerimonia, sopra cui si erge come un’apparizione l’immagine della Transverberazione di Santa Teresa d’Avila (1647-1652) di Gian Lorenzo Bernini, riproposta nell’opera Santa Teresa del frigorifero (2004) di Vettor Pisani, messa in scena in dissonanza col percorso geometrico dove l’azione si svolge (otto piedistalli sistemati in parallelo, simboli della perfezione e dell’infinito).
Attraverso la chiarezza della propria coscienza che non la dissipa, scintillano segni del regno della matematica, e anche figure del regno del sacro o che tende ad esserlo, principalmente attraverso il suo vagare utopico, la brava performer simula la fatale dispersione del sé, vorrebbe diventare immortale come la morte stessa che l’attende seduta sul tavolo alla fine del percorso. Sussurrando o urlando la sua preghiera “ORAZIONE” cospargerà il tavolo con la pasta in un atto di sfida e di liberazione.
Titolo mostra Vettor Pisani. Il cibo interpretato-
Luogo Museo Carlo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese,
Apertura al pubblico 10 febbraio – 2 aprile 2018
Roma, Museo Carlo Bilotti, Aranciera di Villa Borghese
Promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale-Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, con i servizi museali di Zètema Progetto Cultura
10 febbraio – 2 aprile 2018.
Titolo mostra Vettor Pisani. Il cibo interpretato
Luogo Museo Carlo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese, Viale
Fiorello La Guardia 6, Roma
Apertura al pubblico 10 febbraio – 2 aprile 2018
www.museocarlobilotti.it; www.museiincomune.it
Sponsor Mostra
Cardelli e Fontana Arte Contemporanea, Musia Living and Arts, Galleria Vigato
Ufficio stampa mostra:
Cecilia Riposati – ceciliariposati@gmail.com. tel. 3922299666