La ville lumière di Toulouse-Lautrec in mostra a Catania sino a giugno

 Arti  Visive

Henri de Toulouse-Lautrec- La Ville Lumière

Palazzo della Cultura – Catania

7 febbraio 2018 – 3 giugno 2018

in foto: Henri de Toulouse-Lautrec, Jane Avril  1893, Color Lithography,  91.5×124 cm.

Toulouse Lautrec. La Ville Lumière è una mostra prodotta e organizzata da Comune di Catania e Arthemisia in collaborazione con Herakleidon Museum di Atene ed è curata da Stefano Zuffi.

Il catalogo è edito da Arthemisia Books

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(nostro inviato)

Scrivo con sincero, non formale  “piacere”  riguardo ad  una documentata mostra  di Toulouse Lautrec ospitata a Palazzo della Cultura della mia citta di “ferventi ritorni”, Catania, diventata un importante polo  museale con siti archeologici di rilievo. Dovendo ‘raccontare’ la Mostra in corso (sino a metà giugno) inizio da una riflessione semplice e complessa: ovvero  che nella memoria collettiva vi sono periodi storici   legati indissolubilmente a una spazialità, ad un luogo specifici. La mitografia artistica di Lautrec è strettamente legata alla Parigi di fine Ottocento dove già svettava  sul suo cielo la Torre Eiffel ( inaugurata nel1889) che insieme  alla collina di Montmartre, quartiere sacro della nuova arte, ne rappresentano il cuore pulsante.

É qui che si concentrano le personalità più inquiete e creative del tempo tra i boulevard alberati, i tavoli dei caffè, le gallerie e atelier,  ed è ancora qui s’incrociano artisti, poeti, scrittori , musicisti e danzatrici. Tra costoro possiamo immaginare anche il pittore Henri de Toulouse – Lautrec con  Jane Avril, celebre ballerina del famoso Moulin Rouge, anche conosciuta come «Jane la Folle» o «La Mélinite»; o quando si accompagnava alla sua modella/amante Susanne Valadon.

Similmente, la location del quartiere di Montmartre  è stata ben ricostruita da uno dei film recenti di Woody Allen, ovvero Midnight in Paris, premiato agli Oscar come Miglior Sceneggiatura Originale. Protagonista delle vicende è Gil (Owen Wilson), il quale, girando per la mitica capitale francese, si ritrova catapultato indietro nel tempo incontrando alcuni miti come Hemingway, Picasso, e Fitzgerald. Ovviamente, fra questi rencontres storici, non poteva mancare anche il nostro Toulouse-Lautrec, interpretato per l’occasione da Vincent Menjou Cortes.

 Questo l’accattivante mondo del geniale Lautrec  e di altri  personaggi che hanno segnato un’epoca, come Schiele, Van Gogh, recentemente riproposti, anzi eideticamente “riesumati” in una eccellente restituzione cinematografica d’animazione, dove i personaggi dipinti si animano e prendono vita. (a cura della www. artspecialday.com /9art/Arte Cinema-Fondazione-Cineteca-italiana.)

E’, dunque, nell’ambiente artistico di Montmartre  che il  giovane artista si distingue per i suoi modi generosi e gentili,  nascondendo la propria latente depressione  con l’effetto placebo di alcool e assenzio. Sua è l’affermazione sul concetto di bellezza: << Dappertutto  il brutto ha i suoi lati belli; ed è emozionante scoprirli proprio là dove nessuno li ha notati >>. Ci piace immaginare il giovane Lautrec che trascorre ore nei caffè seduto a tavolino a disegnare schizzi di illustrazioni che diventeranno manifesti tipografici di spettacoli. Nei locali notturni e nei teatri della capitale  è accettato, amato, considerato, attorniato da artisti, amici e belle donne. Diceva Toulouse-Lautrec: “Non importa quale sia lo spettacolo. A teatro sto sempre bene!”, e le opere dedicate al mondo delle rappresentazioni sono sempre affascinanti, trasmettono gioia e piacere.

Dopo aver trascorso la notte facendo il giro dei caffè e cabaret di Montmartre, Toulouse-Lautrec si metteva al lavoro con insospettabile energia e lucidità, in grado di gestire parecchi incarichi contemporaneamente. Merito in parte della prodigiosa velocità inventiva e realizzativa, ma anche della passione per le tecniche della riproduzione a stampa, di cui seguiva tutte le fasi. Per queste ragioni, oltre che per i manifesti pubblicitari, il talento di Toulouse Lautrec è molto richiesto in campo editoriale, nelle riviste umoristiche a grande diffusione, ma anche libri di pregio e copertine per spartiti musicali.

Un particolare impegno editoriale coinvolge Toulouse Lautrec per le illustrazioni litografiche (1887) del volume  dal titolo  Au Pied du Sinaï, una raccolta di racconti che descrive – a volte con umor nero – la vita nelle comunità ebraiche di vari paesi europei del giornalista. L’autore è George Clemenceau, futuro presidente della Repubblica francese. L’edizione di lusso conteneva dieci litografie, ciascuna stampata quattro volte su carta diversa.

Le vicende biografiche di Henri de Toulouse-Lautrec (1864-1901) raccontano come l’artista  abbia accettato nella sua breve vita ( 36 anni)  le  proprie “alterità” come sinonimo di diversità. Henry è affetto da una malattia genetica delle ossa che impedisce il regolare sviluppo del corpo. L’ esaustivo itinerario dell’esposizione, dopo alcune dense introduzioni sul personaggio e sulla sua epoca, è scandito in 11 sezioni tematiche, sempre in rapporto con i grandi cambiamenti storici, tecnologici, sociali e architettonici di Parigi alla fine del XIX secolo, al tempo scintillante della Belle Époque.

La prima sezione riguarda  le tecniche  di stampa, massima passione artistica di Toulouse-Lautrec: l’incisione, e più esattamente la litografia. Attraverso una serie di opere e di oggetti (disegno preliminare, pietra litografica, prima stampa senza scritte, versione definitiva) è possibile seguire il processo creativo che porta alla realizzazione di una celebre incisione, destinata a fare da copertina a uno spartito: il protagonista dell’immagine è l’autore della musica, Desiré  Dihau, suonatore di fagotto nell’orchestra dell’Opéra e parente di Toulouse-Lautrec. Lo vediamo impegnato in un assolo di fagotto nella litografia Pour Toi!… (1893).

Notiamo come il segno grafico di Lautrec è essenziale per evidenziare le sue emozioni di fronte ai mutevoli accadimenti delle incidenze culturali della quotidianità parigina, dove l’istinto grafico (coerente con la sua opera pittorica ) viene risolto essenzialmente con  un segno nervoso e moderno secondo concetti lineari di essenzialità compositiva.

Tra le opere più celebri  sono presenti in mostra litografie a colori (come Jane Avril, 1893), manifesti pubblicitari (come La passeggera della cabina 54 del 1895 e Aristide Bruant nel suo cabaret del 1893), disegni a matita e a penna, grafiche promozionali e illustrazioni per giornali (come in La Revue blanche del 1895), diventati emblema di un’epoca indissolubilmente legata alle immagini dell’aristocratico visconte Henri de Toulouse-Lautrec. L’artista dette vita a diverse immagini che gli venivano richieste da attori e compagnie teatrali di danza, da case di prodotti alla moda. E’ così che le stesse litografie pubblicitarie acquistarono un significato artistico, in quanto i suoi bozzetti erano estremamente  opere pittoriche.

Molto espressive le sue donne effigiate, cui Lautrec affidava non solo la propria ammirazione ma soprattutto l’eleganza e la tipologia caratteriale; così nella litografia  La clownesse   seduta in posa su un sofà con le gambe divaricate, ad evidenziare  il nero delle calze che acuiscono la sensualità della donna, dove si riconosce Cha-U-Kao, attrazione del Moulin Rouge,  che di molti dipinti ad olio era già stata protagonista.

I ritmi compositivi dei suoi affiches riecheggiano  le  pitture, tanto da non poter  considerare i due aspetti separatamente.  La sua arte litografica coincide con i  nuovi processi tecnici evolutivi di stampa che fin dal 1835 gli editori parigini avevano cominciato a pubblicizzare. Nascono Libri  illustrati, e spettacoli con manifesti a colori, coinvolgendo  le tecniche espressive di artisti, come lo stesso Lautrec, che come vediamo nei lavori esposti seppe osmotizzare il ritmo sinuoso ed elegante delle sue figure con il significato e la forma grafica delle parole.

Uno degli aspetti maggiormente conosciuti della produzione di Toulouse-Lautrec è l’innovativa intuizione promozionale, di mettere in evidenza nei manifesti  i nomi degli artisti  che si esibiscono sul palcoscenico, fissando in modo formidabile i tipi e i personaggi. É, in fondo, il vero inventore dello star-system. Non a caso i suoi manifesti creati a scopo divulgativo iniziarono fin da allora a essere conservati come opere d’arte da collezione.

Seguono le tre sezioni dedicate alle Notti parigine, con la sequenza delle sale dedicate a singoli indiscussi protagonisti delle più famose scene francesi di fine Ottocento: Jane Avril, Aristide Bruant e Yvette Guilbert. Come la ricostruzione  realizzata nel bellissimo musical romance Moulin Rouge!, pellicola di Baz Luhrmann con la coppia di amanti Ewan McGregor / Nicole Kidman sullo sfondo di una Parigi raramente così scintillante e sommersa di poetica bohème. Stavolta, a interpretare il pittore Lautrec è il mitico John Leguizamo, che ha l’onore di ricordare ai protagonisti lo spirito romantico per eccellenza con la battuta: “La cosa più grande che tu possa imparare, è amare e lasciarti amare”.

Sembra esserci nei suoi disegni e dunque nel suo indagatore sguardo  d’artista un che di voyeuristico  osservatore quale testimone della ambiguità morale della propria epoca. Dove il segno  grafico  evidenzia l’universo femminile nelle pieghe più sensuali, tra pulsione e amore, e pone  quasi sul medesimo piano il salotto borghese e l’anticamera di ovattate maisons closes, dove  le donne attendono il proprio turno e l’eros diventa illusoria finzione, specchio fremente d’una non marginale decadenza, che lui ripropone nei luoghi della sua frequentazione pittorica.

All’artista interessano le donne  borderline, così alcune di quelle, ad esempio, diventeranno immagini compiute di suoi quadri, definendole con occhi bistrati d’azzurro, con il rosso alle labbra, velatissime ciprie, zigomi colorate e capelli curati con l’henné, cosmesi espressiva  che trasferisce nei dipinti e nelle sue litografie. Chi osserva da vicino i  dipinti dell’artista sembra avvertire  l’odore della cipria, mista ai profumi di moda ed  effluvi intimi, al di là di un diaframma impenetrabile.  In tal modo, quelle immagini caricaturali saranno al contempo spiritose e crudeli. Per queste descrittive “valenze” la sua pittura  sembra precedere l’espressionismo pittorico in Europa.

Sotto l’occhio ironico di Toulouse-Lautrec scorre la vita parigina fin du siécle: balli, spettacoli, svaghi serali, luci, teatri, risate e applausi grazie a cabarettisti, ballerine e chansonniers. Ma questa è solo una parte della produzione del pittore: forse ancor più intense e personali sono i ritratti di donne sole, silenziose, osservate senza la minima intenzione caricaturale o di vignetta cronachistica; ha anche dipinto attimi di riflessione, nubi che corrono sull’anima, ombre fuggevoli che passano sul viso. Perché  egli volle allo stesso tempo rivelare anche l’umanità, riuscendo splendidamente ad esprimere il senso di una meditazione chiusa e concentrata. in cui si fondono le più squisite qualità francesi: linearità e forza, espressività e limpidezza cromatica.