L’Amleto ‘dadaista’ di Heiner Müller. “Hamletmachine” alla Pergola di Firenze dal 23 al 25 gennaio
Un progetto di Change Performing Arts commissionato da Spoleto Festival dei 2Mondi per l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica ‘Silvio d’Amico’
L’ultimo appuntamento della rassegna nel Saloncino ‘Paolo Poli’ del Teatro della Pergola (biglietteria@teatrodellapergola.com) è da martedì 23 a giovedì 25 gennaio, ore 20:45, con Hamletmachine di Heiner Müller nella visione di Bob Wilson con i performer dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica ‘Silvio d’Amico’. Dopo 32 anni torna la storica meditazione su Amleto e miriadi di altri argomenti, fino all’insurrezione ungherese del ’56 e a una vendetta femminista sulla mascolinità incerta. Wilson consente alla parola di essere ascoltata e capita in un misticismo pieno di immagini apocalittiche. Hamletmachine non racconta una storia né sviluppa personaggi in senso tradizionale, raggiunge piuttosto gli spettatori attraverso un intenso paesaggio sonoro. L’opera si manifesta visivamente e acusticamente con estrema chiarezza e plasticità.
Concepito nel 1977, Hamletmachine nasce originariamente dall’incontro tra lo scrittore della DDR Heiner Müller e il regista statunitense Bob Wilson, venendo alla luce quasi nove anni più tardi. L’amicizia tra i due non fu solo leggendaria, ma anche estremamente produttiva: Müller scrisse testi per la Sezione Colonia di The Civil warS (1984), The Forest (1988) e La Mort de Molière (1994), e alcuni di questi vennero usati in Medea (1984), Alceste (1986) e Ocean Flight (1988).
La prima messa in scena di Hamletmachine risale al 7 maggio 1986 sul palcoscenico del teatro della New York University con la partecipazione degli allievi stessi; la versione tedesca segna invece il suo debutto il 4 ottobre dello stesso anno alla Kunsthalle di Amburgo. Müller lo considerò “il miglior spettacolo di sempre” nella sua intera carriera, celebrando l’opera per l’incredibile e innovativo impianto illuminotecnico e visivo e per la quasi totale assenza di interpretazione scenica. Elogiato da Gordon Rogoff, professore alla Yale School of Drama, come “un trionfo”, valse a Wilson un Obie Award come Miglior Regista.
Da allora lo spettacolo non è stato più ripreso. Ritorna quindi dopo 32 anni grazie al progetto di Change Performing Arts commissionato da Spoleto Festival dei 2Mondi per l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica ‘Silvio d’Amico’. In scena sul palco del Saloncino ‘Paolo Poli’ del Teatro della Pergola, da martedì 23 a giovedì 25 gennaio, ore 20:45, ci sono Liliana Bottone, Grazia Capraro, Irene Ciani, Gabriele Cicirello, Renato Civello, Francesco Cotroneo, Angelo Galdi, Alice Generali, Adalgisa Manfrida, Paolo Marconi, Eugenio Mastrandrea, Michele Ragno, Camilla Tagliaferri, Luca Vassos, Barbara Venturato.
Heiner Müller preferisce la tragedia alle altre forme teatrali perché gli permette allo stesso tempo di poter “dire una cosa e il suo esatto contrario”. Non gli interessa la cronologia degli eventi, mescola diversi periodi storici insieme a episodi della sua biografia. Letteralmente, il testo sembra essere uno ‘scarabocchio’ dadaista: Il cuore di Ofelia è un orologio, le prime parole pronunciate da Amleto sono “Io ERO Amleto”, ma allo stesso tempo lster sostiene che fosse Macbeth; il terzo atto, “Scherzo”, si svolge all’Università dei morti; l’attore che interpreta Amleto non dovrebbe notare che i macchinisti stanno posizionando un frigorifero e tre televisori sul palcoscenico; nel quarto atto, Amleto attacca la testa di Marx, Lenin e Mao con un’ascia.
In Wilson Müller ha trovato il regista perfetto per dare vita al suo ‘scarabocchio’, in Müller Wilson ha trovato il drammaturgo che dà peso alle sue straordinarie visioni.