Lo spettatore accorto
CIMITERIAL MUSICAL
“Camposanto mom amour” al Teatro del Canovaccio di Catania
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Sempre aperto alle innovazioni e alle pièce di spessore, pur nella scia del divertissement,
il Teatro del Canovaccio ospita nel suo cartellone una originale mise- en -scène di Paride Acacia dall’ironico titolo “ Camposanto mon amour”.
Gli ingredienti di questo scoppiettante spettacolo, tra dialoghi serrati, canti e musiche appositamente composti, in un ritmo frizzante e serrato sono Saturnia, Antimonia, Arsenica, Vetriola, quattro becchine scatenate dai nomi esemplari, tre effervescenti musicisti, un seducente fantasma D.o.C , nientemeno che Cassandra.
Il tema caro a pochi ( ovviamente) è la Morte. Di questo si parla coraggiosamente nel testo che sottolinea il distacco della nostra società, sempre meno disposta ad onorare i suoi morti, nonché i vivi, insanamente orbata dell’umana pietas che le custodi dei morti invocano a gran voce, cantando e ballando in un crescendo parossistico che turbina intorno e dentro gli spettatori, costretti a sentirne parlare di questa Morte, così ostica da accettare, da cui si sono prese le distanze, perdendo così il senso della realtà.
Grandi domande serpeggiano tra le gags e i numeri di varietà: Esiste una vita dopo la morte? Chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo?
Ambientato in un cimitero surreale, irridente e al tempo stesso profondamente serio, il musical scorre, tra luoghi comuni e citazioni colte, in un cerchio di battute al vetriolo, tra pensieri e considerazioni irriverenti ed etici, dove l’ingiustizia dei vivi ( i veri morti a giudizio delle becchine) cala sui presunti vivi e sui morti, indignando e suscitando collera in queste donne che si prendono ancora cura dei reietti defunti, sanando la piaga purulenta dell’indifferenza di un paese malato che ha smesso di entrare in contatto con il grande mistero, ineludibile, della nostra condizione esistenziale.
L’interpretazione sinergica e compatta delle protagoniste che traslano agevolmente dal recitato al cantato ai movimenti coreografici, offre una opportunità di aspra riflessione, non senza un inevitabile pizzico di malinconia, nel finale riscattata dall’evoluzione di Saturnia che, da reclusa cimiteriale dopo un esordio traumatico nel mondo della canzone, grazie alle pressioni delle colleghe e del fantasma storico, ritorna a vivere la sua vita uscendo dallo stato di sopore mortifero a cui si era sottoposta, uscendo concretamente e metaforicamente dai cancelli del camposanto, per un impulso amoroso. Sullo sfondo la tragedia di Giampilieri, ultimo tassello della benefica trasformazione.
La musica che accompagna costantemente questo sogno civile, anch’essa composta dall’autore e regista del testo ed eseguita con energica partecipazione dai musicisti in scena coinvolge con ritmi serrati, rendendo lieve ciò che lieve non è, con garbata ironia, vivace tessitura di un fresco affresco che modernamente fa rivivere nel ricordo le celebri “Danza Macabra” assai diffuse nelle arti figurative tardo Medievali, esemplari rappresentazioni della caducità umana.
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“Camposanto mon amour”
Testo e Regia di Paride Acacia
Musiche dal vivo di Massimo Pino e Paride Acacia
Coreografie di Sarah Lanza
Con Milena Bartolone, Gabriella Cacia, Francesca Gambino Elvira Ghirland, Laura Giannone.
Produzione Compagnia Efrem Rock
Al Teatro del Canovaccio di Catania