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Danilo AMIONE- Roland Barthes e l’Oscar (note critiche su “Moonlight”)

 

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ROLAND BARTHES E L’ OSCAR

Moonlight film 2016.jpg

Appunti su “Moonlight”  di Barry Jenkins, Usa, 2016

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In “Moonlight” il focus del film è nello sguardo triade del protagonista (infanzia, adolescenza, giovinezza). E’ come se il regista Barry Jenkins avesse voluto mettere in scena la famosa affermazione di Roland Barthes sulle tre fotografie scattate in periodi diversi della vita e capaci di dare a tutti il senso dell’esistenza di una persona. Se non si coglie subito in questo l’essenza del film, se si va alla ricerca di una “storia”, tutto girerà a vuoto.

Siamo noi spettatori a fare un film, a dargli un significato, laddove ci sia o non ci sia.Uno spettatore che aspetti soltanto di capire cosa il regista gli voglia dire è destinato a dimezzarsi in partenza.

Per non incappare in questo grande frainteso è necessario, a volte, andare oltre dialoghi banali, momenti insignificanti e di stanca, per cogliere ciò che di meglio l’immagine ci regala, improvvisamente, e a quello aggrapparci per avere sorprese felici. L’ incessante ricerca d’identità del protagonista, destinata al nulla, si rivela nelle inquadrature del suo sguardo, nel “particolare” degli occhi, persi dentro un vuoto non suo ma del mondo che lo circonda.

E lo splendido finale, immerso nella natura primigenia, è solo un’invocazione al ritorno alle nostre origini, quando gli uomini erano tutti “neri” (come si sottolinea nell’incipit del film), in attesa che il mondo si facesse e tutti ci accogliesse, serenamente. Ancora lontani da una madre sfatta dalla droga, e da un mondo dove a venderla sono i figli……Anche solo per questo, l’Oscar è più che meritato!