Lo spettatore accorto
LA VERITA’ PIRANDELLIANA
Foto di Dino Stornello
TRA UN TRAGICO VELO E UNA PANTOMIMA.
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Una originale interpretazione del celeberrimo “Così è se vi pare” per la regia di Gianni Salvo
ha sorpreso il pubblico che osservava in un silenzio sbigottito, divertito a tratti, la pantomima del coro davanti al quale si svolge questa tragedia oscillante tra morte e follia, intervallata dalla rappresentazione grottesca dei “cercatori di verità”, accompagnati dalle musiche elaborate di Satie.
La scelta di rendere buffi per via dei colorati rigonfiamenti( abnormi pance, ventri, seni ) i garruli, ottusi e silenti coreuti, in contrasto con la dolente, asciutta parola e il frugale aspetto del signor Ponza e della signora Frola, e di giocare scientemente tra la curiosità spicciola e la debole verità dei due protagonisti della immarcescibile storia, è funzionale all’atmosfera onirica, beffarda, sconsolata
di una vicenda surreale e credibile al tempo stesso.
Nel “Salotto della tortura” di un immaginario paese siciliano, il genero e la suocera, questo è il grado di parentela dei due protagonisti, si alternano al cospetto di alcuni dei personaggi tratti dalle novelle e dal teatro pirandelliano, dichiarando ai silenti e danzanti spettatori del dramma che il pazzo è l’altro.L’una “ crede” che la seconda moglie del Ponza sia sua figlia Lina, prima moglie morta precocemente. Questo è ciò che dichiara Ponza.
L’altro, folle d’amore fino al punto da farla ammalare, Lina, la prima e unica moglie, impazzito per essergli stata sottratta per le cure necessarie, misconosciuta al rientro dall’ospedale, al punto da dover inscenare le seconde nozze con la “sconosciuta” chiamata Giulia, “crede” che sia la sua seconda moglie. Questo è ciò che dichiara la signora Frola.
Dunque chi è la donna che vive reclusa nella casa di Ponza?
E’ mia figlia Lina, l’unica moglie. E’ la mia seconda moglie Giulia.
Fin qui la diatriba serba toni realistici, pur se aspri. Ma ecco, improvviso, lo scarto. L’astruseria pirandelliana.
Lo stratagemma di questa raffinata costruzione della doppia verità avanza nel silenzio generale.
Lina/Giulia sarà portata dai suoi stessi parenti nel Salotto perché riveli la sua identità:
“Io sono colei che mi si crede” è la terribile risposta della donna velata che si allontana lasciando drammaticamente aperto e insoluto il dilemma.
La verità inafferrabile si presenta a noi in tutta la sua inquietante impossibilità…
L’agnizione drammaturgicamente risolutiva qui si avvita su se stessa lasciandoci smarriti, desolati. delusi.
L’accostamento tragico/grottesco trova sinergia nell’intensa, misurata interpretazione di Carmen Panarello e Agostino Zumbo, protagonisti affiancati dalle movenze caricaturali e tipizzate del duttile, sincrono coro. Espediente caro allo stesso Pirandello la tipizzazione, resa ancor più accentuata e più che mai registicamente incisiva in questo corrosivo e ossessivo quadro di stereotipi umani.
Ridicolo cercare la verità, inutile credere di afferrarla.
Il relativismo avvolge la nostra esistenza. Annichiliti taciamo perché davanti al Nulla non ci sono parole.
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“Così è se vi pare”
di Luigi Pirandello Produzione Teatro della Città Regia Gianni Salvo Scene Jacopo Manni
Costumi Sara Verrini Musiche Erik Satie Elaborazioni musicali di Pietro Cavalieri Luci e fonica Simone Raimondo
Con Carmen Panarello -Agostino Zumbo- Evelyn Famà-Luigi Nicotra- Antonio Castro- Savì Manna- Giovanni Calabretta- Patrizia Bertolino- Enrico Manna- Rita Stivale- Silvia Corsaro-
Roberta Nanni- Roberta Andronico.
Al Piccolo Teatro della Città di Catania