Il mestiere del critico
DANTE MPALIERMU
Parodia epica potrebbe definirsi questo “ Odissea a/r” di Emma Dante, il suo ultimo lavoro che ha debutttato al Festival dei Due Mondi di Spoleto, e che ha inaugurato la stagione del Teatro Biondo di Palermo, firmato dalla pluripremiata e prolifica regista e attrice palermitana, autrice di tutti i suoi lavori- Ora artefice del Classico dei Classici di Omero, con cui l’attenta e pervicace ricercatrice si è misurata insieme agli allievi attori della sua Scuola, senza tradire i percorsi di uno studio della famiglia e delle sue per-versioni.
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Condotta in una lingua siculo-italiana ampiamente collaudata, assurta a lingua drammaturgica, la vicenda dell’umano, ‘troppo Odisseo’, sfrondata dalle mitiche avventure, narra del suo Ritorno senza eroi, (a/r segnala che i punti essenziali del viaggio di Odisseo sono l’andata e il ritorno), attraverso il movimento incessante degli infaticabili corpi in scena degli attori-allievi, prorompenti di giovinezza e vigore, tradotto in camminate dallo stile inconfondibile che incidono ritmicamente lo spazio scenico in un andirivieni vitale e di grande tensione ed impatto emotivo.
Ventitrè corpi maschili e femminili in gonne e pantaloni neri, camicie e canottiere bianche, schierati ai lati e sul fondo, in un rettangolo aperto da cui emergono i momentanei protagonisti, contenitore e matrice delle scene che si susseguiranno senza sosta, aprono la scena.
Lì’incipit vede il colloquio di Atena e Nike con un esilarante Giove culturista, per favorire il ritorno di Odisseo nella casa da cui era partito, una casa deteriorata e degradata nell’Attesa.
Il tessuto narrativo affronta la Telemachia di un tenero, sprovveduto figlio, in procinto di partire alla ricerca di un padre mai conosciuto da ventanni assente, folgorato dal suo improvviso ritorno, sancito dall’agnizione della nutrice.
Centrale si rivela il suggestivo quadro della simbolica sepoltura di una Penelope dolente, dove una tela grigia splendidamente manovrata dal coro si anima adagiandosi sul corpo della donna, in una tragica sequenza lunghissima ed emotivamente coinvolgente. Piuttosto morta che posseduta dai Proci beffardi, che intanto gozzovigliano con le ancelle compiacenti, stanche di castità. Costoro, a detta della stessa Dante, sono le figure più divertenti. Maleducati e volgari usurpatori della casa che depredano, ambiscono a sostituirsi sul trono e nel letto allo scomparso re.
La giustizia di Odisseo, ritornato a loro insaputa, si abbatte inesorabile sugli spregevoli pretendenti, proprio mentre pensano di avere vinto la resistenza di Penelope. L’ultima scena vede il gruppo-famiglia dell’uomo-eroe con un figlio mai conosciuto e una moglie invecchiata, fragili e imperfetti, finalmente riuniti davanti alla carneficina dei corpi falciati dalla collera vendicatrice della famiglia reale, mentre sullo sfondo una finestra con le grate, casa-prigione a cui allude la proiezione, getta una sinistra luce sul fosco quadro del Ritorno, anticipando fughe di dantesca memoria.
Tagliata fuori dunque, a parte brevi cenni, rimane l’intera parte avventurosa del ritorno. Restano gli affetti e il ritorno alle origini. La sostanza sulla quale, nel bene e nel male ruota la nostra esistenza. Una scelta coraggiosa e coerente con le aspre tematiche della Dante.
Lo spettacolo, ricco di evocazioni fantastiche, ma anche di riflessioni sulla condizione umana dell’eroe, decisamente provocatorio, come sempre, sorprende e affascina per la sua chiave di lettura ironica e graffiante, veicolata da un coro di attori, danzatori e cantanti immersi e sommersi in abbigliamenti stravolti da bikini e paillettes, in battute e gags mescolate a momenti tragici, in quell’intreccio inesauribile di cui la Dante è maestra e che sancisce ancora una volta che ci troviamo davanti a un teatro veramente innovativo, di concezione originale e imprevedibile, pur nelle sue costanti.
L’attenzione dello spettatore è costantemente tenuta alta, in un percorso emotivo che passa attraverso vie tutt’altro che tradizionali o retoriche, velate di una punta di umorismo.
I grandi temi del mito vengono contemporaneamente recuperati e dissacrati, sulla scia di una dolente/divertente diagnosi a cuore aperto.
Può piacere o non piacere, ma questa è Arte.
Prima di arrivare a Palermo come opera compiuta un lungo excursus: dopo un primo studio a Palermo e un primo movimento all’Olimpico di Vicenza, “ Odissea” ha avuto il suo debutto, entusiasticamente accolto, la scorsa estate al Festival di Spoleto.
La Scuola del Teatro Biondo di Palermo è diventata un punto di riferimento per tutta l’Italia.
Questo sta a dimostrare che la discussa quanto apprezzata regista si afferma come una delle più significative presenze nel quadro della drammaturgia contemporanea.
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“Odissea a/r”
Testo e regia di Emma Dante
liberamente tratto dal poema di Omero.
Produzione Teatro Biondo di Palermo.
Scene e costumi: Emma Dante.
Canzoni e musiche di Serena Ganci e Bruno Chiara.
Con: Gli allievi attori della “ Scuola dei mestieri dello spettacolo” del Teatro Biondo di Palermo diretta da Emma Dante.
Già al Teatro Biondo di Palermo. In tournèe dall’8 Novembre a Napoli, poi a Roma e Pistoia.