Il mestiere del critico
LA CONQUISTA DEL VOTO
“Suffragette”, un film di Sarah Gavron
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Suffragette è un film triste, doloroso, che fa male. Realizzato in Inghilterra da Sarah Gavron e da un cast prestigioso di attrici inglesi, supportato da una rigorosa sceneggiatura di Amy Morgan, traccia e rintraccia con un linguaggio severo, incalzante la storia tribolata, spesso contrappuntata da episodi di repressione violenta, intollerante del primo femminismo d’oltre Manica cui diede impronta robusta Emmeline Pankhurst (un folgorante cameo di Meryl Streep) più volte imprigionata, ma irriducibile leader di un movimento via via sempre più incisivo dall’ottocento al novecento, e culminato, nel 1918, in una prima fase della concessione del voto alle donne.
L’impatto più vistoso più efficace dello stesso film si incentra soprattutto sulla evocazione serrata delle esperienze desolanti e, al contempo, rovinose subite in particolare dalle lavandaie impiegate sotto uno sfruttamento feroce da imprenditori spietati, oltretutto protetti da leggi e pregiudizi (diffusi persino nella mentalità popolare) che perpetuavano uno stato delle cose di tipo schiavistico. Suffragette ripiglia l’odissea devastante di sedici mesi più cruenti della battaglia che nella Londra tetra e oppressiva del 1912 vide le “sorelle in armi” (le militanti femministe) affrontare la polizia scatenata e reagendo con sassaiole e rudimentali bombe contro tutto ciò che sapeva di intolleranza borghese e conservatrice.
Il film, dopo un prologo allestito recuperando spezzoni documentari d’epoca per sé soli eloquenti – dalle cariche violentissime della polizia alle immagini di luoghi di lavoro disumanizzanti – si orienta presto sulla vicenda catastrofica della ventiquattrenne Maud (interpretata con bella intensità da Carey Mulligan) angariata e molestata sul lavoro da un brutale capoccia e per giunta oppressa in casa da un marito abulico, che passo passo si avvicina alla posizione delle compagne di lavoro più radicali nell’esprimere la loro rabbia, le loro idee libertarie.
Si delinea così una strategia sempre più energica delle femministe – tra cui quelle impersonate dalle brave Helena Bonham Carter, Anne Marie Duff e Natalie Press – fino a organizzare, oltre a manifestazioni di piazza e a proteste approdate al Parlamento, un vero e proprio sabotaggio della cosa pubblica, di negozi, delle cassette postali, pur di dissipare il clima di inerzia connivente della comunità circostante.
In particolare, la ben determinata Maud, pur soccorsa dalla farmacista e dal marito attivisti anch’essi del movimento femminista, viene presto vessata con la sottrazione del figlioletto e ridotta al carcere duro pur di neutralizzarla. Niente da fare. Più e più volte fermata e intimidita in una iniziativa tesa a svellere l’indifferenza della gente e la repressione poliziesca organizza un colpo di mano insieme ad alcune altre compagne esasperate quanto lei: nel giorno del derby ippico più importante una di loro si getta – davanti alla presenza del re – tra i cavalli in corsa sfrenata, morendo sul colpo.
Il fatto sanguinoso innesca, immediata, una reazione pubblica travolgente e, di riflesso, durante i grandiosi funerali (per la partecipazione di una folla immensa e per l’eco internazionale dell’evento) si compie finalmente lo scatto risolutivo che, dopo ancora parecchi anni di lotte, culminerà nel 1918 in una prima conquista del voto alle donne.
Film di severa dimensione narrativa, Suffragette si dimostra come dicevamo un’opera che induce ad un ripensamento doloroso sulle annose, reiterate persecuzioni cui dovette sottostare il movimento femminista per la conquista non solo del voto, ma altresì di condizioni di vita, di lavoro più civili per le donne di tutto il mondo. Significativa al proposito l’ottusa resistenza storica alla piena emancipazione femminile. Finanche durante la Rivoluzione francese con Condorcet e Sieyès che caldeggiavano contro le tesi dell’intollerante Robespierre, l’uguaglianza politica dei due sessi, si riuscirà a dare compimento a tale civilissimo proposito.
Del resto la regista di Suffragette ha, ancora oggi, buon gioco nell’affermare con autorevolezza: “Abbiamo scelto di raccontare questa storia dal punto di vista di persone comuni, che tanto avevano da perdere. Le loro voci sono ancora attuali e parlano di violenza sessuale, mancanza di diritti, disparità salariale in un mondo dove milioni di donne non hanno accesso all’istruzione”.
E precisando, giusto a proposito del tema centrale di Suffragette: “In Inghilterra l’astensione dal voto è altissima tra i giovani e le donne. Tuttavia, dopo il film in questione, hanno scoperto il valore di un diritto per il quale tante donne si sono strenuamente battute”.