Lo spettatore accorto
L’INSOSTENIBILE LEGGERAZZE DELLA FARFALLA
Una commedia di Aldo Nicolaj, diretta da Romano Bernardi, al Teatro Brancati di Catania
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Al Teatro “Brancati” di Catania ha preso vita il volo di una “Farfalla…farfalla”, opera conosciuta e rappresentata in Italia, ma soprattutto in Russia e all’Estero dove Aldo Nicolaj, il prolifico e poliedrico commediografo recentemente scomparso, godeva fama e fortuna.
Nemo profeta in patria. Gli italiani, si sa, tolto Pirandello e Verga, poco amano spaziare nel ricco panorama della drammaturgia contemporanea nazionale. Il destino della maggior parte degli autori italiani così finisce per gravitare, negletto, all’ombra dei giganti nostrani, implacabilmente osannati e inneggiati. Il provincialismo di cui ci ammantiamo finisce per sopire e chetare il ribollire delle menti. Qualcuno va fuori dai confini e trova apprezzamenti e riconoscimenti.
E’ il caso di questa pièce sulla sgangheratezza di una anziana donna la cui vita, consumata all’insegna della menzogna e della fuga dalla realtà si sgretola impietosamente, senza che possa essere arginata, davanti agli assalti di un passato che ritorna nelle vesti di un misterioso giovane che mente dicendo di chiamarsi Elio, a ricordarle in un primo colpo di scena la realtà amara e triste di chi ha inseguito vanamente sogni, trascurando affetti e responsabilità.
“Sol chi non lascia eredità di affetti, poca gioia ha dell’urna…” di foscoliana memoria risuona in questo spazio angusto fitto di effimeri ricordi.
Il secondo colpo di scena lo riserverà la cameriera, unica presenza di una solitudine feroce, rimasta accanto alla povera illusa, acuendo il baratro di desolazione in cui la donna finisce per piombare inesorabilmente.
Cruda e amara, sottilmente pervasa di una ironia sottile, l’opera apre una riflessione sull’esistenza e e sui trabocchetti che la vita ci riserva quando inseguiamo illusioni tralasciando che sani istinti, come quello materno, siano soffocati, ignorati. Dalla bolla di fantasie malate della matura Edda emerge lo squallore di una scelta dolorosa. Un J’ Accuse che non conosce repliche, ma che lascia trapelare un’oscura pietà.
La regia di Bernardi lascia scorrere nella banalità di un salotto borghese un teatro di parola che si avvale di due interpreti in costumi borghesi, l’esperita Alessandra Cacialli nei panni di Edda e
l’ artatamente aspra Debora Bernardi (La cameriera), ma avrebbe potuto indugiare nel crescendo di un testo affidato prevalentemente ai singoli interpreti, sottolineando, accentuando l’atmosfera vagamente trhiller e il dramma che ne scaturisce.
Il ritmo drammaturgico risente di questa rilassatezza, solo a tratti interrotta dai colpi di scena di questo vero e proprio banco di prova per la Cacialli, attrice artisticamente matura, che tuttavia, a fronte del ricco e variegato panorama della drammaturgia contemporanea, si muove nell’ambito di un clichè vagamente datato: la Prima Donna.
Una robusta messa in scena corroborata da una attenta scenografia, da più ammiccanti costumi, da un sapiente gioco di luci avrebbe potuto offrire un taglio dinamico più godibile, avvalendosi di un’auspicabile coesione di linguaggi, per accompagnare il leggiadro volo di questa farfalla, una delle creature più precarie del pianeta.
Forse la precarietà della nostra condizione umana potrebbe essere la chiave su cui far girare questo testo e innervarlo in più larghi orizzonti.
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Teatro Vitaliano Brancati di Catania
Produzione. Teatro della Città.
Regia : Romano Bernardi Scene :Susanna Messina
Costumi: Sorelle Rinaldi Con Alessandra Cacialli (nella foto in alto), Debora Bernardi, Francesco Maria Attardi.