Lo spettatore accorto
GIUSTIZIA E’ FATTA?
Con le Coefore/ Eumenidi si è conclusa al Teatro Verga di Catania l’Orestea di Eschilo, unica trilogia pervenuta integra dal teatro greco delle origini
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La longa manus del regista, Luca De Fusco, ha sapientemente rivisitato gli atroci delitti e i laceranti
conflitti dell’infelice stirpe degli Atridi, tra fluttuanti coreografie, musiche mediorientali, video cromatismi, proiezioni virtuali, raffinati costumi e un cast di tutto rispetto, intrecciando la classicità del testo con la modernità della tecnologia e degli impianti scenografici.
Il risultato è interessante e di sicuro impatto, soprattutto nell’Agamennone, asciutto, intenso e coeso, mentre nelle Coefore la scena in qualche punto si slabbra nella molteplicità dei punti di vista, riprendendo nel finale compostezza e solidità, irrobustita dalla impeccabile interpretazione di Gaia Aprea nei panni, o meglio nella inquietante armatura allusiva ai fasti della langhiana Metropolis, di Atena.
Il tema centrale affascinante e terribile è l’assassinio di Clitemnestra per mano del figlio Oreste, spronato dalla profezia di Apollo a vendicare il padre Agamennone, giustiziando la madre, a sua volta vendicatrice della figlia Ifigenia, assassina dello sposo e del padre suo e di Elettra. Perseguitato dalle Erinni, dee arcaiche della Vendetta, scatenate dal fantasma dell’uccisa, agghindate ironicamente da vecchie signore, dopo una corale suspence sugli esiti del suo destino, il tormentato Oreste, rifugiatosi presso il tempio di Atena, avrà accoglienza dalla dea clemente che, in nome della giustizia al di là della vendetta, istituirà un tribunale di saggi per giudicare l’orrendo delitto. Una giustizia umana imperfetta infine deporrà il suo fardello tra le braccia della dea che avrà l’ultima parola.
Agli uomini dunque non è dato conoscere il Giusto? Può un matricida trovare assoluzione del suo orrido atto? Il verdetto del tribnale (la ripresa della platea ci immerge in scena co-protagonisti) è pari e non determina lo scioglimento del dramma. Solamente l’intervento degli dei, Apollo difensore e Atena che presiede, incombenti esteticamente con gigantesche proiezioni video, darà l’esito finale, esplicitando le ragioni tuttaltro che imparziali dell’assoluzione del matricida che consentono comunque l’interruzione della catena di espiazione della infelice stirpe:
E’ più grave che una donna abbia ucciso un uomo, Re, sposo, padre.
E’ più importante il padre nella procreazione. Infatti Atena non conosce madre, generata dalla testa di Giove.Questa lussureggiante striatura arcaica conduce a un finale inatteso di pace ed unione che consente di gustare l’esito di uno spettacolo suggestivo e coinvolgente, purtroppo, al di là delle ragioni artistiche, inopportunamente interrotto da un esecrabile intervallo in medias res, da evitare.
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Orestea in tournée: Roma il 12/17 Gennaio. Genova 24/27 Gennaio. Firenze 26 Gennaio/7 Febbraio
COEFORE/EUMENIDI
di Eschilo
Traduzone Monica Centanni
Produzione Teatro stabile di Napoli e Teatro stabile di Catania
REGIA : Luca De Fusco SCENE: Maurizio Balò COSTUMI: Zaira De Vincentiis COREOGRAFIE: Noa Wertheim MUSICHE: Ran Bagno VIDEO: Alessandro Papa
Con : Giacinto Palmarini, Gianluca Musiu, Angela Pagano, Francesca De Nicolais, Dalal Suleiman, Federica Sandrini, Paolo Cresta, Elisabetta Pozzi, Paolo Serra, Anna Teresa Rossini, Claudio Di Palma, Enzo Turrin, Fabio Cocifoglia, Gaia Aprea.