La memoria
PER CALLISTO COSULICH
Il più anziano e fra i più autorevoli critici cinematografici italiani- Scomparso a Roma a 93 anni
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René Clément, che era nato a Bordeaux, diceva che le città di mare, quelle con grandi porti, sono un po’ tutte uguali e forse anche per questo il distacco dalla natia Trieste a Callisto Cosulich era pesato meno del previsto. Dall’Adriatico al Mar Ligure il passo era parso più breve di quanto fosse in realtà.
Siamo nel 1940. Callisto deve affrontare gli esami di maturità, ma il suo cruccio è un altro, perché l’Italia non si decide a entrare in guerra. Callisto non si è mai fatto scrupolo a confessarlo: come il personaggio di Milton nel romanzo di Fenoglio pensa soltanto alla sua “questione privata” dove il problema incombente è rappresentato dagli esami di maturità. Quell’anno era stato male e avrebbe dovuto sostenere la prova a ottobre. A meno che…fosse scoppiata la guerra. In questo caso, niente esami: per conseguire la maturità sarebbero bastati i voti riportati nel trimestre precedente.
Così è. Subito dopo Callisto parte alla volta di Genova. Orfano di entrambi i genitori trova il suo punto d’appoggio in un zio, primario all’ospedale San Martino, e si iscrive al primo biennio di ingegneria.
Che fosse un giovane curioso, irrequieto, intraprendente, lo dimostrano le sue frequentazioni intellettuali. Abita al centro, in una pensione sopra il Ponte Monumentale, alle spalle del teatro Carlo Felice, bazzica il Cineguf e appena ha qualche soldo lo spende nei cinema di Via XX Settembre dividendo subito i film in due categorie: quelli che servono per portare qualche ragazza nelle ultime file di galleria e quelli che vanno visti e rivisti.
Ancor meglio se confortati dalla lettura delle recensioni di Giuseppe De Santis sulla rivista “Cinema” di Vittorio Mussolini. Ma fra le sue letture preferite ci sono pure “Primato” di Giuseppe Bottai e il suo contrario, fonte di incredulità e di stupore per le sue posizioni radicali e intransigenti, che è “La vita italiana” di Giovanni Preziosi, foglio razzista e antisemita del quale ha sempre conservato l’intera collezione. “La prova dell’infamia” diceva.
Arriviamo al 1942. Callisto inoltra domanda per arruolarsi volontario e nello stesso tempo entra all’Accademia Navale di Livorno. Il giorno dell’Epifania del 1943 si imbarca sull’Eugenio di Savoia a Castellammare di Stabia. In un’intervista alla rivista “Film Doc” ricorda una sensazione che meglio non potrebbe far cogliere la disumanizzazione e l’abbrutimento che la guerra porta inevitabimente con sé: “Eravamo in una posizione bellissima, nascosti sotto il monte: nessuno ci vedeva e noi beccavamo gli aerei che passavano dopo aver bombardato Napoli…Lì ho capito che sparare in aria contro un aereo con delle persone a bordo era la stessa cosa che sparare contro sagome di cartone: provi assolutamente la stessa sensazione”.
Tornato a Genova e poi trasferito a La Spezia, per la sua competenza ormai acquisita in materia è scelto dall’ufficiale addetto alle proiezioni di bordo come responsabile della programmazione cinematografica. Dopo l’armistizio dell’8 settembre raggiunge Malta con il grosso della flotta appartenente alla Regia Marina. Nel golfo dell’Asinara si salva miracolosamente dall’attacco a base di bombe radiocomandate da parte della Luftwaffe tedesca nel corso del quale è affondata la corazzata Roma.
Ma gli inglesi non si fidano degli italiani e invecec di impegnarli in zone operative li isolano in navi all’ancora al largo di Alessandria d’Egitto. Ancora una volta il cinema si incrocia con Callisto, al punto che uno sembra incalzare l’altro. Il cinema diventa un motivo ricorrente e una fonte di salvezza: la stiva della nave alla fonda si rivela piena di film provenienti dai posti più impensabili, da locali di spettacoli per la truppa, da spedizioni rinviate e mai effettuate, da prede di guerra, sequestri e via dicendo. Tanti di quei film da trasformare i venti mesi che mancano alla fine della guerra in un cineforum non-stop. E a dirigere l’orchestra, a scegliere i film da progrannare, presentare e commentare è sempre lui.
A guerra finita torna a Genova per completare il biennio di ingegneria, poi eccolo nuovamente a Trieste per il triennio. Ha già il posto assicurato ai cantieri navali di Monfalcone, ma nello stesso tempo sono nati i primi circoli del cinema e lui è in prima fila nell’organizzazione. Eletto fra i dirigenti della Federazione si trasferisce a Roma, dove inizia una carriera che lo vedrà critico di “Paese Sera” e “Il Piccolo”, collaboratore di riviste quali “Cinema”, “Filmcritica”, “Bianco e Nero”, “Cinema Nuovo”, “Cinemasessanta”.
Ma il meglio di se stesso riuscì a darlo sulle pagine di “ABC“, il settimanale diretto da Gaetano Baldacci, dove attraverso un linguaggio e uno stile popolari, spesso graffianti e spregiudicati, seppe divulgare un’autentica cultura cinematografica servendosi di strumenti provocatorî che, risuonando come una sfida, si facevano quanto mai appetibili e coinvolgenti. Memorabile una “Storia segreta del cinema italiano” pubblicata a puntate nel 1962. Una stagione giornalistica di punta che, nel corso di un’assemblea del Sindacato nazionale critici cinematografici, fu così sintetizzata dall’allora presidente Giovanni Grazzini: “Per la divulgazione del buon cinema ha fatto più Callisto su ABC che tutte le scuole di cinema messe assieme”.
-La foto d’epoca (anni 40), pubblicata dal quotidiano “Il Piccolo”, mostra Callisto Cosulich, al centro della foto, con la moglie. Alla sinistra si nota Vittorio De Sica.