Teatro Diverso parere
NEL DUBBIO D’UNA REALTA’ FRASTAGLIATA
“Good people” di David Lindsay-Abaire (nella foto)- Traduzione di Roberto Andò e Marco Perisse Progetto di Michela CesconTeatro Stabile di Catania (Sala Verga)
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Graffiante squarcio dei sobborghi di Boston questo Good People di uno scrittore contemporaneo dalla rara penna che, unicamente attraverso dialoghi serrati, dipana con raffinatezza drammaturgica la storia di Margie, creatura scabra e schietta nella sua apparente semplicità, depositaria di un segreto, ancella della verità nascosta, velata nello squallore dell’umanità dolente del suo misero quartiere.
La storia sboccia in poche, essenziali azioni. Si apre nel supermercato dove Margie, (una convincente, vigorosa e intensa Michela Cescon) disperata, viene licenziata da un amico, Steve, ( il tenero Nicola Nocella) costretto a farlo suo malgrado, per proseguire nello studio medico di Mike ( abile Luca Lazzareschi in questa scomoda parte), antica fiamma della donna, unico tra tutti, riuscito a fuggire dal quartiere in una riuscita scalata al successo, al quale Margie chiede aiuto, su suggerimento delle sue amiche Dottie e Jean ( le efficaci Loredana Solfizi e Roberta Sferzi), per ottenere un lavoro. Inutilmente.
Il colloquio è in realtà una battaglia. La porta di uno scomodo passato viene chiusa continuamente da un uomo che non vuole farci i conti. Le insistenze dell’ex, con una figlia minorata bisognosa di cure e assistenza, riescono a strappargli un recalcitrante invito a casa per il suo compleanno. Il conflitto prosegue nell’elegante casa borghese di un riluttante e irrisolto Mike . Là, in presenza di Kate ( la garbata e misurata Esther Elisha) una moglie giovane, graziosa, colta, di colore, il segreto di un lontano passato gelosamente custodito, troverà un varco, esplodendo e travolgendo il presente.
Margie, che ha finalmente lasciato trapelare, per umana fragilità, il suo eroismo metropolitano, immediatamente dopo lo negherà, in un apparente gioco perverso tra verità e menzogna, rinunciando ad un possibile riscatto, per una dignità rivendicata. Il finale, in un non-luogo, lascia una striatura rosa nel buio di una ferita e dolente umanità. Un gesto di generosità, inaspettato e insospettato di Steve nei confronti di Margie sancisce il nodo solidale che accomuna i diseredati della terra.
La tematica sociale, attraverso fantasmi di lotte di classe, di razza, di sesso, emersa nelle prime battute, si appanna e sfuma nel dubbio corrosivo kierkegaardiano della Scelta di ogni essere umano, dramma esistenziale universale, fino ad evocare echi leopardiani : La vita è crudele. Non più crudeli tra noi, ma solidali. La Ginestra con il suo pervasivo profumo copre i miasmi di un quartiere americano senza speranza, di una vita senza speranza.
La pregevole regia di Roberto Andò, dal ritmo serrato e coinvolgente, si avvale di una drammaturgia snella e scevra da retoriche e luoghi comuni, intrinsecamente complessa, pur nella apparente linearità del percorso, dove in realtà il dramma si coglie nella tensione costante dei personaggi, protagonisti di un misterioso andirivieni tra un passato scabroso e un presente scomodo. Accurata ed efficace, in una voluta, elegante essenzialità, la scena. Pienamente adeguati gli interpreti nei loro rispettivi ruoli.
Assolutamente consigliato.