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Agata MOTTA- Teatro Lelio di Palermo “Pessima salute per questa professione, in Sicilia”

 

 

L intervista

 

 

VINCENZO PANDOLFO: “PESSIMA SALUTE PER QUESTA PROFESSIONE, IN SICILIA”

I Lelio a lavoro, in foto d’epoca

 

Parla l’organizzatore del Teatro Lelio, storica compagnia, e spazio scenico, dell’isola

 

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L’estate arriva con la sua fugace promessa di riposo e di allegria, ma la preoccupazione degli operatori del settore dello spettacolo resta e si manifesta con azioni vistose, come il recente presidio degli Stati Generali dello Spettacolo di tutta la Sicilia davanti l’assessorato al Turismo, Sport e Spettacolo della Regione Siciliana. L’azione di protesta ha visto in prima linea il Teatro Lelio, che della sua inossidabile direttrice artistica porta non solo il nome ma anche l’impronta e l’attiva presenza.

Il Lelio è un teatro radicato nel territorio con 46 anni di attività da sempre sostenuta dal Ministero, ventisei dei quali con una propria struttura teatrale di 400 posti, frutto di “un folle gesto d’amore verso il teatro di Giuditta Lelio”, precisa Vincenzo Pandolfo, organizzatore e legale rappresentante della struttura, “ultima erede della famiglia d’arte dei Lelio che muove dal cuore della Commedia dell’Arte”. Si è appena conclusa la terza edizione di Bonvoyage@teatro Lelio, una rassegna di musiche, parole e danze dal mondo che quest’anno ha debuttato con Ascanio Celestini per poi chiudersi con il concerto dei Radiodervish, un grande successo per qualità e consenso di pubblico, dichiara Pandolfo, eppure il Lelio soffre come tanti altri compagni di “dis-avventura”.

Come sta in salute il Teatro Lelio?

Purtroppo sta malissimo ed è a rischio di chiusura, come conseguenza delle ultime gravissime vicissitudini che ingiustificatamente ci hanno coinvolto. Sarà una grave perdita per il territorio e  non soltanto sul piano strettamente culturale ma  anche occupazionale; ho definito “folle” il gesto d’amore di Giuditta Lelio considerato che in Sicilia chi è preposto a garantire la cultura rema contro.

Si è appena conclusa la terza edizione di Bonvoyage@teatro Lelio, una rassegna di musiche, parole e danze dal mondo.

La rassegna “BonVoyage@TeatroLelio – parole e musica” non è mai stata, inspiegabilmente, sostenuta dall’Assessorato al Turismo; ci vediamo, quindi, costretti a sospendere future programmazioni perché gli incassi da botteghino non coprono i costi, peraltro resi accessibili perché il “Lelio” si faceva carico di organizzare cinque piazze per ciascun concerto.

Molti “colleghi” hanno sostenuto la necessità di mantenere viva la legge 25/2007 che consente la sopravvivenza dei teatri privati. Qual è la sua posizione? Quali altre praticabili e valide alternative potrebbero sostituire l’eventuale vuoto legislativo?

Per quanto riguarda la legge 25/07 della quale sono stato il promotore e ho preso parte attiva a tutte le commissioni fino all’approvazione, grazie al sostegno avuto dall’ On. Lino Leanza, che ci ha creduto, ci sarebbe da dire tanto: non può e non deve essere sostituita da nessun’altra forma di finanziamento al teatro. Ricadremmo sul regime dei contributi a pioggia operati dal gabinetto del politico di turno e si tornerebbe a non fare distinzione  fra teatro professionale e amatoriale, fra chi opera otto mesi l’anno e chi fa due repliche,  chi gestisce una costosissima struttura teatrale e chi no e si tornerebbe alle circa 400 testate teatrali che facevano richiesta di contributo.                                                                                                                       E’ necessario un distinguo: ferma restando l’insostituibilità della legge, va detto che per far crescere e dare un necessario impulso alle attività teatrali è necessario non soltanto che la legge venga finanziata adeguatamente, ma che venga rispettata nel suo spirito e indirizzo. All’uopo è compito di chi è proposto a gestirla politicamente e amministrativamente. Se non vengono considerate primarie la storicità e il ruolo che una testata ha nel territorio, gli autori portati in scena, il livello artistico e i messaggi che soltanto lo spettacolo dal vivo sa trasmettere, addio teatro e crescita civile e culturale in Sicilia.

Quanto e come la politica influenza l’universo artistico e  quello teatrale in particolare?

Il politico ormai da troppi anni ha una totale indifferenza nei confronti del teatro privato, ignorando che i grandi attori nascono e crescono in seno al teatro privato per poi approdare al pubblico. Esempi per tutti Turi Ferro e Randone. La crisi sul ricambio dei grandi attori, come asserivano in un dibattito Ugo Ronfani e Ivo Chiesa è la carenza di sostegno al privato. Consideriamo quindi la classe politica la  prima responsabile della nostra devastante posizione, ben appaiata a quella dei burocrati. Ma non è soltanto un problema di mentalità, ma anche di convenienza. Il politico, in particolare,  cerca soltanto grossi bacini di voti centralizzati.

Anche lei dedica molta attenzione alla formazione del pubblico con una specifica programmazione dedicata alle scuole. Rimane il miglior antidoto contro il degrado culturale delle giovani generazioni?

La nostra primaria attività è proprio sul versante giovanile. Soltanto facendo leva su loro si potrà sperare in un futuro migliore e in una crescita civile e culturale nel territorio. Noi operiamo coinvolgendo scuole e università, per un intento comune che contrasti il crescente degrado culturale che stiamo vivendo, proponendo autori e temi sociali di grande attualità, che possano dare stimoli e insegnamenti alle nuove generazioni. Purtroppo ci scontriamo con l’indifferenza politica e di chi è preposto a gestire la cultura, che, per una mentalità ottusa o per incompetenza, non viene neppure lontanamente considerata il principale supporto allo sviluppo del territorio.